BRUXELLES - Primo giro di tavolo a livello ministeriale - il Consiglio Affari Generali - sulla proposta del governo spagnolo di introdurre l'uso del catalano, del gallego e del basco tra le lingue parlate nell'Unione europea. La decisione spetta ai 27 Stati dell'Ue, ed è soggetta all'unanimità. Nei giorni scorsi diverse capitali hanno sollevato perplessità, da un punto di vista culturale ma anche finanziario (in merito all'aumento degli interpreti) sulla novità portata da Madrid.
"Abbiamo proposto di iniziare prima con l'utilizzo del catalano e poi con le altre due lingue", ha spiegato in un punto stampa il ministro degli Esteri iberico José Manuel Albares parlando di "periodi transitori" sull'introduzione della novità linguistica. I tempi dell'approvazione del nuovo status per il catalano - peraltro in un momento politico in cui gli indipendentisti guidati da Puigdemont sono decisivi per la formazione di un esecutivo con Pedro Sanchez primo ministro - non si prospettano affatto brevi. Alla fine del Consiglio Affari Generale la presidenza spagnola, rappresentata dal sottosegretario agli Affari Ue, Pascual Ignacio Navarro Rìos, non ha dato alcun indizio sul timing per l'approvazione della misura limitandosi a spiegare che dai 27 "c'è stata la disponibilità" a continuare la discussione.
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