(di Michele Esposito)
Un leader convertito al
populismo fuori dal gruppo ma, soprattutto, sette eurodeputati
in meno. I Liberali di Renew perdono la delegazione ceca di Ano,
guidata all'ex premier Andej Babis e scendono a 74 seggi, ormai
a nove di distanza dal gruppo dei Conservatori e Riformisti.
Mai, nella storia recente dell'Unione, l'Eurocamera aveva
iniziato con un così corposo movimento di delegazioni da un
gruppo all'altro. Nel caso di Babis, il suo addio era atteso e
permetterà a Renew di accogliere un'altra delegazione ceca,
composta dai due eletti del movimento Stan. L'addio di Ano
accresce l'allarme per i numeri della maggioranza Ursula, scesa
sotto quota 400. E con l'incubo dei franchi tiratori pronto a
concretizzarsi, per Ursula von der Leyen l'appoggio esterno
all'asse Ppe-S&D-Renew appare inevitabile.
Babis va a ingrossare il già grande gruppo dei non iscritti.
"Ha scelto un percorso populista che è incompatibile con i
nostri valori", ha sottolineato la macroniana Valerie Hayer.
L'ex premier, famigerato per i suoi servizi di sicurezza e
coinvolto in varie inchieste giudiziarie, potrebbe contribuire
alla formazione di un gruppo targato Visegrad, con gli
orbaniani, il partito slovacco Smer di Robert Fico e gli sloveni
di Janez Jansa, attualmente nel Ppe ma in odore di uscita.
Mancano solo le delegazioni di tre Paesi per formare un nuovo
gruppo tutto a trazione iper-populista.
La somma della maggioranza Ursula fa al momento 399 (189
popolari, 136 socialisti e 74 liberali), 39 più della soglia
minima. Ed è un margine troppo labile per dormire sonni
tranquilli. Basti pensare che nel 2019 furono una settantina i
franchi tiratori. Alla presidente della Commissione servirebbe
l'appoggio dei Verdi (51 seggi) o quello di una parte di Ecr, a
cominciare dai meloniani. Aritmeticamente farebbe comodo avere
entrambi a bordo. Politicamente il discorso è diverso. I Verdi
cercano una legittimazione all'interno della coalizione. Nel
Ppe la reazione è stata fredda. "Nessuno ancora ci ha invitati
al tavolo", hanno ammesso dai Greens. Una nutrita fronda del Ppe
non si fida dei Verdi, a cominciare dal leader Manfred Weber. "I
Verdi sono pronti a sostenere l'accordo con la Tunisia sui
migranti? O L'accordo Mercosur?", è la domanda che circola tra i
più scettici. "Ogni apertura ai Verdi farebbe perdere voti
anziché guadagnarli", ha avvertito il capodelegazione di Fi
Fulvio Martusciello.
Dalla parte opposta, invece, c'è l'apertura a Giorgia Meloni.
La trattativa è delicata, i tatticismi mascherano le reali
intenzioni dei giocatori al tavolo. A von der Leyen basterebbe
che Fdi votasse sì in Plenaria e l'importanza dell'Italia
coadiuva l'ipotesi che a Roma sia assegnato un commissario di
peso. Meloni, tuttavia, su questo punto non si è ancora scoperta
e porta con sé la zavorra di un gruppo, quello di Ecr, che per
metà è pubblicamente contrario ad un'Ursula bis. La
Spitzenkandidat del Ppe, nei prossimi giorni, dovrebbe parlare
con le singole delegazioni: sarà lei che dovrà gestire la parte
meno nobile della trattativa - quella delle poltrone - prima del
vertice dei 27 di giovedì e venerdì.
Del terzetto che sarà sul tavolo dei leader, con von der
Leyen, Antonio Costa e Kaja Kallas, il secondo appare forse il
meno stabile. Sulla presidenza del Consiglio europeo il Ppe ha
alzato la posta al massimo, chiedendo un cambio di colore a metà
mandato e facendo infuriare i Socialisti. Allo stesso modo Olaf
Scholz - che ha Berlino ha incontrato Viktor Orban in serata - e
Emmanuel Macron non resteranno a guardare. I rumors del
quartiere europeo continuano a definire in partita Enrico Letta.
L'ex premier ha deciso di non candidarsi per la guida del
prestigioso istituto Sciences Po anche se, ha spiegato la sua
portavoce, non c'è alcun nesso con la corsa ai top jobs Ue o con
un eventuale incarico che Letta potrebbe avere come inviato
dell'Unione. Eppure porre il suo nome sul tavolo metterebbe
Meloni in una posizione non comodissima e darebbe vigore al
ruolo del Pd, prima delegazione nei Socialisti. Quello stesso Pd
che ha tatticamente preferito lasciare ai gemelli spagnoli del
Psoe la presidenza del gruppo all'Eurocamera.
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