(di Michele Esposito)
L'attesa lettera di Ursula von
der Leyen è arrivata, la partita per i 27 commissari è
ufficialmente iniziata. La presidente della Commissione ha
scritto ai governi dei Paesi membri per chiedere ufficialmente
le proposte da inviare a Bruxelles per la composizione dei
"dicasteri" dell'esecutivo Ue. Von der Leyen ha chiesto due
nomi, un uomo e una donna, con l'annunciato obiettivo di
rispettare la parità di genere. E ha chiesto una risposta entro
il 30 agosto. Il dialogo sui differenti profili, tuttavia,
inizierà già nella seconda metà di agosto. A metà settembre,
invece, toccherà all'Eurocamera valutare i candidati e, complice
la folta presenza dei sovranisti, le sorprese sono dietro
l'angolo.
Da qui ad agosto toccherà a Giorgia Meloni, quindi,
convincere la presidente della Commissione a dare all'Italia un
portafoglio di peso nonostante il partito della presidente del
Consiglio, dopo l'astensione di Roma al summit di fine giugno,
abbia votato contro l'ex ministra tedesca. Non sarà una partita
facile ma neanche impossibile. Tanto, tantissimo, dipenderà da
quale sarà il profilo (con l'opzione del secondo nome) che Roma
proporrà. Von der Leyen ha ben chiaro un punto: vuole 27
commissari preparati e al posto giusto. Inoltre l'Italia è un
Paese chiave dell'Ue. La presidente della Commissione non lo ha
negato e non lo negherà. Il voto contrario all'Eurocamera ha
avuto di certo un peso ma per von der Leyen la questione va
totalmente separata dai rapporti - ottimi - che ha avuto finora
con Meloni. Anche per questo, con un nome alla Raffaele Fitto
sul tavolo, l'Italia può avere l'ambizione ad avere un
commissario di peso, soprattutto sul fronte economico e
industriale. Quale sia il portafoglio resta tutto da vedere,
anche perché la stessa distribuzione delle deleghe cambierà.
Lo stesso organigramma della Commissione è destinato a
mutare. Finora l'esecutivo Ue ha avuto tre vicepresidenti
esecutivi e tre vicepresidenti semplici. L'obiettivo di von der
Leyen sarebbe quello di ridurre la rosa. Ma certo, tutto ciò
dovrà essere negoziato con i singoli governi. La Francia (con
Thierry Breton) e la Spagna (con Teresa Ribera) puntano alla
vicepresidenza esecutiva, la prima con un focus su Industria e
Competitività e la seconda su Energia e Clima. La Polonia di
Donald Tusk, altro Paese chiave, punta alla Sicurezza o
all'Allargamento. Non ci sarà invece una delega ad hoc sul Pnrr:
il dossier resterà legato a un portafoglio comunque economico.
Von der Leyen ha annunciato 5 nuovi portafogli:
Sburocratizzazione (con rango di vicepresidente), Pesca e
Oceani, Equità intergenerazionale, Mediterraneo, Alloggi. Tutti
titoli che vanno "riempiti", non solo di contenuti, ma anche di
budget. Sul commissario al Mediterraneo per esempio ci sono
opinioni contrastanti: Cipro si è candidato per il ruolo, la
Grecia lo ha definito una buona idea ma si è sfilata.
Il sudoku dei commissari terrà conto dell'equilibrio
geografico, di genere e di partito. E' possibile che i membri
del Ppe non siano 13 come i governi guidati dai Popolari,
proprio per non avere una schiacciante maggioranza in una sola
direzione. La parità di genere sarà un possibile oggetto di
tensione: qualche Paese, Irlanda in primis, ha già avvertito von
der Leyen che invierà un solo profilo. Il rischio cortocircuito
è dietro l'angolo. I 'ricandidati', finora sono solo uomini: il
lettone Valdis Dombrovskis, lo slovacco Maros Sefcovic,
l'olandese Wopke Hoekstra, il macroniano Breton. Tra i nuovi,
Praga ha proposto Jozef Sikela, la Svezia Jessika Rosswall, la
Finlandia Henna Virkkunen, la Slovenia Tomaz Vezel, l'Irlanda
Michael McGrath, in Grecia è in netto vantaggio Apostolos
Tzitzikostas. Il Lussemburgo avrebbe lo Spitzenkandidat
socialista Nicolas Schmit pronto ad occuparsi di emergenza
abitativa ma c'è un problema: il Paese è governato dal Ppe.
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