La campagna elettorale 'nazional- regionale' si chiude a Trieste. Una delle più lunghe e strane, continuata dopo il voto delle politiche del 4 marzo e proseguita dopo l'esperienza dell'Ohio italiano (il voto in Molise).
Il piccolo Friuli Venezia Giulia con i suoi 1,2 milioni di abitanti (di cui un milione circa di elettori, a dimostrazione di un quoziente anagrafico medio molto alto) è divenuto il nuovo fulcro di un accordo sul governo nazionale che stenta a trovarsi. Abituati a rare e fulminee visite dei big, gli abitanti del Fvg sono rimasti sorpresi dal viavai di tanti volti noti della politica, tutti insieme.
Dopo settimane di stoccate di fioretto, si è messa in moto la macchina elettorale del centrodestra e metà Parlamento di quello schieramento si è trasferito armi e bagagli in quest'angolo di Nord-Est, e in particolare in Carnia, feudo elettorale del candidato di centrosinistra, Sergio Bolzonello. Qui si è consumata a colpi di spadone non solo la battaglia a distanza tra Salvini e Berlusconi da un lato e Di Maio e suoi dall'altro, ma anche le frizioni all'interno del centrodestra tra i leghisti che cercano il 'cappotto' e Forza Italia che si è accorta in ritardo di aver perso terreno nei confronti del Carroccio alleato. Di qui, lo scontro all'"ultimo voto" invocato dai leader di entrambi i partiti.
Uno scontro giocato qui ma con conseguenze su altri campi, visto che il ticket Massimiliano Fedriga (Lega) candidato presidente Fvg e Riccardo Riccardi (FI) suo vice, non ne ha risentito, e anzi sia Salvini che Berlusconi lo hanno preservato da colpi e critiche. E' giunto anche Antonio Tajani per un tour di due giorni in Fvg e il suo peso di presidente del Parlamento europeo, benché discreto in quanto a dichiarazioni sulla situazione politica italiana, è stato quello di un maglio.
In sordina, invece, la campagna del centrosinistra, che con insolita disciplina e organizzazione aveva indicato con largo anticipo in Bolzonello il candidato unitario, e quella posizione ha mantenuto. A dispetto del centrodestra locale che, roso dalle polemiche interne, aveva prima scelto Riccardi e poi bruciato una serie di nomi fino a individuare nel triestino Fedriga (dopo il successo della Lega in Italia e in Fvg, primo partito) l'uomo favorito dai pronostici e richiesto dai militanti. Il centrosinistra ha calato solo due "assi": il segretario reggente Maurizio Martina, presenza non appariscente nella visita-lampo di poche ore, e oggi il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova.
Al comizio di chiusura si è visto anche il triestino che ha imposto il nome alla legge elettorale in vigore, Ettore Rosato. Ma sottotono è stata anche la campagna del candidato M5S, lo scienziato Alessandro Fraleoni Morgera, che non ha trovato in Roma una gran sponda. E' giunto per un sobrio incontro in un albergo di Udine, Emilio Carelli. Così come anche Sergio Cecotti, quarto e distanziato nei sondaggi, fisico e politico, nonostante un passato alla presidenza proprio della Regione Fvg e al Comune di Udine.