Utilizzare le onde gravitazionali per testare più in profondità la teoria della relatività di Einstein attraverso lo studio computazionale di oggetti compatti quali buchi neri o stelle di neutroni e una ambizione: quella di provare a svelare la composizione dell'Universo: "il "Problema" aperto della cosmologia attuale". Sono queste le finalità del progetto "Gravity from Astrophysical to Microscopic Scales" avviato da Enrico Barausse, fisico gravitazionale e docente della Scuola internazionale superiore di Studi avanzati (Sissa) di Trieste, grazie al sostegno del Consiglio europeo della Ricerca (Erc) che ha stanziato un Grant da 2 milioni di euro.
Attraverso lo studio di sistemi binari di oggetti compatti quali buchi neri o stelle di neutroni, spiega Barausse, si cerca di "predire quali sono le caratteristiche delle emissioni gravitazionali di questi oggetti".
Iniziata un anno fa, la ricerca "simula al computer le binarie di buchi neri o di stelle di neutroni in teorie della gravità che non sono la Relatività di Einstein ma che permetterebbero di spiegare il 100 per 100 della massa dell'Universo o della densità dell'Universo senza alcuna energia oscura o materia oscura. Questo "ci permetterebbe di comprendere la composizione dell'Universo"
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