"La vicenda della giovane bruciata viva a Roma è dolorosa e orrenda nelle modalità, ma parlando dal punto di vista criminologico si tratta di un caso piuttosto tradizionale di femminicidio da possesso, una delle forme più diffuse". A commentare così con l'ANSA l'uccisione di Sara Di Pietrantonio è Isabella Merzagora, presidente della societa' italiana di criminologia e docente all'Universita' di Milano.
"Tutto muove dalla discriminazione di genere, che esiste e resiste, secondo cui l'uomo non accetta che sia la donna a lasciarlo e - aggiunge la criminologa - dalla relazione tra dipendenza e criminogenesi". "La dipendenza nella coppia è pericolosa - dice ancora Merzagora - ma in una società come la nostra in cui i tradizionali punti di riferimento (partiti, chiesa, famiglia d'origine) non esistono più, il legame affettivo tra due persone resta l'unico confronto affettivo e sociale. Quando la coppia si rompe è il disastro". L'aspetto più grave, secondo la criminologa, è che il possesso e la dipendenza non sono appannaggio di persone avanti con l'età ma un fenomeno piuttosto diffuso anche tra i giovani.
"In questa storia di Sara - sottolinea Merzagora - c'è un orrore in più: il fatto che nessuno si sia fermato ad aiutare la ragazza". "Alle donne comunque vorrei dire - conclude la criminologa - che non tutto è scongiurabile ma è necessario e giusto stare molto in guardia dalle persone dipendenti, tanto più se violente, ed evitare assolutamente 'l'ultimo colloquio chiarificatore'". "Con ciò - dice in ultimo Merzagora - non voglio dire che gli uomini dipendenti e violenti siano la norma, anzi. Ma è scandaloso che ce ne sia anche solo uno".
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