Ilaria è poco più che una ragazza e
quando si avvicina al microfono montato in piazza della Vittoria
a Genova, piazza collegata in streaming con piazza San Silvestro
a Roma dove si svolge l'assemblea straordinaria della
Fipe-Confcommercio, non dice il suo cognome. Perché lei 'è' la
sua storia. Poche timide parole prima di abbandonare il
proscenio affollato dai vertici della Fipe di tutta la regione.
E la sua storia, in mezzo a quella di tanti ristoratori famosi,
è questa qua.
"Ho investito tutti i miei risparmi in una piccola società di
catering - ha detto, stringendosi nella giacca del tailleur - ma
l'ho fatto poco prima che esplodesse la pandemia. Ci avevo
investito tutte le forze e le risorse. E siamo completamente
chiusi da 13 mesi". Il catering è il settore che ha più
sofferto rispetto a quello della ristorazione perché non si
fanno più eventi in Italia, né matrimoni, né cerimonie
pubbliche. "Non riusciremo a riaprire in giugno - dice piano -
siamo in ginocchio e i debiti aumentano". I ristori non sono
sufficienti. E' necessario, dice "avere un 'piano B'. Se ci
avessero detto 'tra due mesi è tutto finito' ce l'avremmo fatta,
anche emotivamente. Ma qui davvero c'è improvvisazione, ed è
quella che ci distrugge: ci danno la zolletta di zucchero dei
vaccini poi ci dicono che non si possono usare. E' il
tira-e-molla che distrugge. Non capiamo perché non si riesca a
trovare un modo che ci possa davvero aiutare. O ci danno soldi
per davvero, oppure non ce la possiamo fare".
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