Ha spiegato di essere stata "insultata e picchiata" e di non aver gridato perché "non riuscivo", "ero terrorizzata". "Quei ragazzi mi hanno visto piangere e stare male, ma ridevano fra di loro". Silvia, nome di fantasia per la vittima del presunto stupro di gruppo avvenuto il 17 luglio 2019 nella casa di Beppe Grillo a Porto Cervo, in Sardegna, dopo la denuncia il 25 luglio 2019 ai carabinieri di Milano è stata interrogata due volte dai magistrati. Diversi passaggi di quei verbali vengono rivelati oggi da alcuni quotidiani.
"Non riuscivo a muovermi, () non riuscivo a tirarmi su con le braccia o a fare altro, ero terrorizzata, non sapevo cosa stesse succedendo, cioè, non te l'aspetti una cosa del genere () io lì non avevo voce, mi è venuto in mente di urlare, non è che non mi è venuto in mente, ma non riuscivo", ha detto rispondendo alle domande del procuratore capo di tempio Pausania Gregorio Capasso e della sua sostituta Laura Bassani sui fatti per i quali sono indagati Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria e Edoardo Capitta. Il presunto autore del primo stupro, Francesco Corsiglia, ha abusato di lei prima in una camera e poi nel bagno. Silvia racconta di aver provato a scappare ma che davanti alla camera (senza porta) c'erano gli altri tre ragazzi della compagnia che "mi hanno fatto tipo da barriera". Quindi - è il resoconto del verbale - il ragazzo che aveva abusato di lei la trascina in bagno e continua ad abusare di lei. A verbale in un secondo momento dopo un paio d'ore è avvenuto il presunto stupro da parte di Ciro, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta. A febbraio 2020 il procuratore e la pm la risentono in particolare per capire perché non abbia reagito, gridato, telefonato: "Io in quel momento mi sentivo quasi come arresa... quando camminavo non sentivo i piedi per terra", ha spiegato. Oppure, le è stato chiesto, perchè non è scappata e lei ha spiegato: "prendi e te ne vai... sì, ok. Però io avevo sotto la mia responsabilità Roberta, perché era mia ospite in Sardegna, no?".
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