"Ho scoperto recentemente la storia
delle telefonate anonime che parlavano di una certa Anna. Non so
perché questo aspetto non sia stato approfondito, ma voglio fare
un appello a chi fece quelle telefonate, si palesi perché io non
voglio un assassino qualunque, voglio il vero assassino". Lo ha
detto alla tv Primocanale Silvana Smaniotto, madre di Nada
Cella, la ragazza di 25 anni uccisa 25 anni fa a Chiavari nello
studio del commercialista dove lavorava. Il caso è stato
riaperto dopo le indagini compiute dalla criminologa Antonella
Pesce Delfino ed ha portato a indagare per omicidio una donna di
53 anni Annalucia Cecere, il commercialista dove Nada lavorava,
Marco Soracco, e l'anziana madre di lui.
Le telefonate in cui si parlava di Anna arrivarono una agli
investigatori nel maggio del 1996, mese dell'omicidio, l'altra
ad agosto nello studio di Soracco.
La madre di Nada ha parole affettuose per la criminologa che
ha fatto riaprire il caso: "Io la chiamo il mio angelo, ha fatto
di tutto e di più, ha letto tutte le carte delle indagini. Ma
molte persone hanno collaborato, ringrazio l'avvocato Sabrina
Franzone, l'ex procuratore Francesco Cozzi e il pm Gabriella
Dotto, e un carabiniere che adesso è in Procura, si chiama Luigi
Modesti, aveva confidenza con mio marito e anche lui ha lavorato
molto".
La Smaniotto è laconica sui rapporti con Soracco. "Non ho mai
avuto la possibilità di parlare con lui, l'ho fermato una volta
ma non ha aperto bocca. Qualcuno su questa storia non ha detto
la verità. Credo che elementi a carico della Cecere non siano
stati cercati".
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