I famigliari di Carol Maltesi non ci saranno. Non saranno presenti alla mediazione per definire il programma di giustizia ripartiva che dovrà seguire Davide Fontana, il bancario di 45 anni che l'ha uccisa con violenza, ha tenuto nascosti i suoi resti e poi ha cercato di disperderli nel Bresciano. Dopo il via libera del tribunale di Busto Arsizio alla richiesta dell'uomo, condannato in primo grado a trent'anni, l'avvocato Manuela Scalia, che assiste il padre di Carol, Fabio Maltesi ha spiegato di avere avvertito l'uomo "che vive ad Amsterdam, della decisione della Corte. E si è detto sconvolto e schifato da una giustizia che ammette un assassino reo confesso, che ha ucciso, fatto a pezzi ed eviscerato una ragazza, di accedere ad un percorso simile". Fontana, come ha confessato lui stesso, ha assassinato la ventiseienne originaria di Sesto Calende, nel Varesotto, l'11 gennaio 2022 nella sua abitazione di Rescaldina colpendola prima con un martello, poi sgozzandola, tagliandola in 18 pezzi tenuti in un congelatore per quasi due mesi prima di disperderli in una discarica a cielo aperto nella zona di Paline di Borno, al confine tra Bergamo e Brescia. I due avevano avuto una breve relazione, ma dal Milanese Carol voleva trasferirsi a Verona, per stare vicina al figlio che aveva sei anni e abitava con il padre. Fontana ha presentato la richiesta di accedere alla giustizia riparativa lo scorso 15 settembre, davanti alla stessa Corte che lo ha condannato, assenti le parti civili, che hanno già fatto sapere di non volerlo incontrare. E' arrivata cinque giorni dopo la decisione dei giudici di ammetterlo alla giustizia ripartiva, nuovo istituto introdotto dalla riforma Cartabia, che non è alternativo al carcere. Non influisce sull'iter del processo penale, non prevede sconti di pena, e non ha conseguenze neanche dal lato della giustizia civile. È una forma di risoluzione del conflitto, complementare al processo, basata sull'ascolto e sul riconoscimento dell'altro con l'aiuto di un terzo imparziale. In questo quello di Fontana potrà essere, secondo il suo avvocato Stefano Paloschi, un "caso pilota" che "crea un precedente". L'iter proseguirà anche se la famiglia di Carol non vuole essere coinvolta: ora si attende (ma una tempistica certa non c'è) che venga fissato l'incontro con un mediatore e che il percorso di Fontana si concretizzi. In quale modo non è definito dalla norma. Vista la tipologia di reato, potrebbe prestare servizio volontario in un centro antiviolenza. "Io comprendo i famigliari. Ma chiunque si batta contro la violenza di genere - ha commentato Paloschi - dovrebbe guardare con favore all'istituto della giustizia riparativa. Istituto che, se messo in pratica seriamente, e questo lo dirà il tempo, può davvero fare la differenza. Il nostro è un caso pilota in Italia che crea un precedente: io credo debba essere osservato con attenzione".
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