"Buon paradiso Rosita": con queste parole monsignor Giulio Dellavite ha concluso l'omelia funebre di Rosita Missoni, nei funerali in corso nella gremita basilica di Sant'Ambrogio a Milano.
È stato commovente e colorato l'ultimo saluto a Rosita Missoni, celebrato oggi nella basilica di sant'Ambrogio, gremita di familiari e amici per il funerale della 93enne stilista varesina, mancata lo scorso primo gennaio.
Sulla semplice bara di legno, i disegni e le dediche dei nipoti, realizzate nella casa di Sumirago, nei giorni prima delle esequie, mentre la nonna riposava nella sua amata serra. Ed è con l'immagine del fiore di cui porta il nome che Rosita è stata ricordata nei cartoncini lasciati su ogni sedia, disegnati dalla nipote Teresa, che ha lasciato la sua firma anche sul feretro, confusa tra le dediche e gli omaggi dei tanti che le hanno voluto bene e che l'hanno ricordata colorando la bara di fantasia, con funghetti, sirene, onde e cuori, tanti cuori.
Ancora cuori sull'albererello all'ingresso della cattedrale, dove i dipendenti dell'azienda fondata da Rosita e suo marito Ottavio hanno lasciato i loro ricordi e omaggi. Rose e gigli nelle corone floreali inviate da colleghi come Giorgio Armani, Renzo Rosso, Lavinia Biagiotti, poste tra i gonfaloni di Regione Lombardia, dei comuni di Varese e Sumirago e dell'associazione italiana Pola e Istria. A stringersi intorno alla famiglia, ai figli Angela e Luca e ai tanti nipoti, il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Camera moda Carlo Capasa e quello onorario Mario Boselli, gli assessori del Comune di Milano Alessia Cappello e Tommaso Sacchi. A rappresentare il mondo della moda il designer di Missoni Alberto Caliri, gli stilisti Alessandro Enriquez e Sara Battaglia, oltre a Carla Sozzani e Matthias Facchini. "Rosita Missoni - l'ha ricordata Capasa - è stata una delle prime donne forti italiane, ha aperto la strada femminile nella moda".
"Era una persona di grande umanità, in grado di interagire con tutti. Ha fatto tanto per tanti senza dirlo e anche per questo - ha concluso Capasa - era molto amata". Lo era in primis dalla sua famiglia. "Ho provato a scrivere qualcosa per la mamma, ma è troppo ciò che ha lasciato, non solo a me ma al mondo" ha detto la figlia Angela, mentre la nipote Margherita, con la voce rotta dalla commozione, ha ricordato la nonna come "una grande maestra. Era audace, con una passione che le faceva brillare gli occhi, con cui ha creato un nuovo modo di ricevere, vestire, fare famiglia, in maniera accogliente e allargata. Ambiva alla perfezione e non conosceva l'autocommiserazione". Anche per questo "quando cercavamo quadrifogli in giardino - ha raccontato il nipote Michelangelo - lei ne trovava sempre tre o quattro, mentre io nessuno, e quando le chiedevo come facesse, proprio lei che portava gli occhiali, mi rispondeva che nella vita la fortuna te la devi cercare".
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