"Anche Pamela è stata
uccisa...". L'obiezione, che faceva riferimento alla 18enne
uccisa e fatta a pezzi dal 33enne nigeriano Innocent Oseghale a
Macerata nel 2018, ha innescato una discussione durante il
corteo per l'omicidio dell'ambulante nigeriano Alika
Ogorchuckwu, tra chi l'ha formulata e due sorelle originarie del
Congo, residenti a Chiaravalle (Ancona), che hanno partecipato
alla manifestazione di solidarietà.
Una delle due, Luce, ha preso la parola dal palco in piazza
XX Settembre, punto di arrivo del corteo. "Arrivo dalla
Repubblica democratica Congo per portare vicinanza a famiglia e
ai nigeriani, - ha detto - siamo tutti uguali, vogliamo portare
una lezione di umanità. Colore della pelle non ha importanza .
Un signore ci ha ricordato l'uccisione Pamela. E allora noi
ricordiamo l'uomo ucciso a Fermo (Emmanuel Chidi Namdi, 36enne
nigeriano di 36 anni ucciso nel luglio del 2016 dopo
un'aggressione subita a Fermo da un locale ultra di calcio,
ndr). Cosa c'entra Pamela? - ha chiesto Luce - Noi condanniamo
anche quello. Purtroppo il razzismo esiste. Io lo subisco tutti
i giorni". La sorella Henriette ha precisato: "Ogni volta che
postiamo qualcosa sui social siamo attaccati. Non posso piangere
Alika? Che c'entra Pamela? Dobbiamo lavorare insieme per
costruire una comunità diversa".
Intanto un secondo corteo, partito con un'ora di ritardo,
formato da circa 150 persone in arrivo anche in pullman da
Milano, Bologna e Rimini, è arrivato in centro a Civitanova
Marche con il coordinamento antirazzista nazionale. Davanti al
'serpentone', preceduto da un camioncino con altoparlanti, uno
striscione che recita : "toccano uno, toccano tutti. Giustizia
per Alika, stop racism". Il Coordinamento ha espresso il suo
"più sincero cordoglio e vicinanza alla famiglia" accogliendo
l'appello delle comunità nigeriane alla mobilitazione.
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