"Sono un medico di Medicina
generale, da decenni lavoro in Molise. Ho fatto ricoverare un
mio paziente al quale è stato fatto il test diagnostico per
Coronavirus; in attesa dell'esito ho comunicato il mio
coinvolgimento a chi di dovere, mi sono posto in isolamento con
la famiglia, ho chiuso e bonificato lo studio, trovato un
sostituto, contattato e imposto l'isolamento a pazienti e
persone con cui avevo avuto contatti. Ma finora nessuno degli
organi preposti mi ha comunicato l'esito negativo del test, che
ho saputo solo attivandomi di persona, né mai generalità e dati
dei miei pazienti in isolamento domiciliare". Inizia così la
lettera aperta, firmata, di un medico di base di Campobasso.
"Questo mi fa stare male, più del fatto di essere stato
dotato di una sola mascherina. Non mi sono mai sentito così
solo, neanche quando ero in prima linea a combattere il colera
ad Haiti, durante la guerra in Iraq, mentre soccorrevo la
popolazione in Sud Sudan e in altre occasioni. Non vuole essere
una sterile polemica, molti stanno facendo la loro parte, ma -
conclude - uno stimolo per affinare quella sensibilità
necessaria per affrontare e coordinare l'emergenza del momento.
Il soldato ha il dovere di andare in guerra, ma senza fucile
sicuramente soccomberà".
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