Sophie, Sophie! Gridano dalle tribune dell'Arena La Chapelle, e non è l'omaggio alla Marceau regina del cinema di casa. Qui la musica risuona a palla, niente cuffie nelle orecchie e anche la Francia si inchina alla piccola grande ginnasta italiana: Sofia Raffaeli i suoi primi Giochi li chiude sul podio, con un bronzo che sa di sorrisi e qualche lacrima.
Ma è bello, è il primo azzurro nella ritmica individuale e si trascina dietro pure il tifo transalpino, che non ha sue atlete in finale. Poco importa perché c'è 'l'italienne' a incantare, anche se la sua gara perfetta l'aveva confezionata nelle qualifiche. In finale da n.1 la campionessa marchigiana non riesce a ripetersi.
La pressione, le rivali più agguerrite che scendono in pedana e sbagliano pochissimo. Ma la ventenne della scuola di Fabriano è una risposta con il suo talento anche all'anno di passione vissuto dal movimento della ritmica. Raffaeli è distanze qualche centinaio di chilometri dall'accademia di Desio finita nella bufera per le accuse di maltrattamenti alle ginnaste, con la dt Emanuela Maccarani alla sbarra in un processo che alla fine l'ha solo sanzionata solo con un'ammonizione. Sofia ha proseguito per la sua strada che l'ha portata tra le migliori al mondo. Sicuramente la più amata. "Ho creduto che potevo vincere - ha detto la ginnasta - perché sbagliando qualcosa in finale sono comunque terza.
Ma questo è il nostro sport e sono felicissima, anche per il quadriennio che mi aspetta perché qui è andata così ma a Los Angeles voglio vincere". Ci avevano sperato in tanti gia' questa volta, dopo lo show in qualifica: nella finale Raffaeli non è riuscita a fare altrettanto, colpa di qualche dettaglio, un esercizio sporcato che non sfugge ai giudici già con il cerchio. Viaggiano a ritmi alti invece la tedesca di passaporto, ma russa (nata in Siberia) Darja Varfolomeev, che ai mondiali di Valencia ha vinto tutto: anche a Parigi è praticamente perfetta e stacca ogni avversaria. La bulgara Boryana Kaleyn, la insegue, ottima in tutte e due i primi attrezzi. Raffaeli l'errore più importante lo commette alla palla: infatti il punteggio dell'esecuzione non è decisamente nei suoi standard. Appena 32.900 che la fa scivolare al quarto posto. Nel giro di clavette la Varfolomeev versione multicolor non si smentisce, ma l'azzurra qui si riscatta, fa un esercizio che strappa l'ovazione e con 35.600 recupera una posizione. Al nastro ci si gioca tutto: attrezzo che porta meno punti alla causa. Parola d'obbligo non sbagliare, perché i due punti di vantaggio sono da difendere con le unghie. Anzi con la grazia. La bulgara fa un altro show (33.750), la tedesca siberiana in tuta total black è superlativa e conclude con 33.700 e il punteggio finale da oro è di 142.850. L'azzurra non esegue al top nemmeno il nastro conclusivo, e sono lacrime, le mani sul volto, la paura di aver perso la medaglia. Ma è 136.300 che vale il bronzo. "Ho avuto paura di non avercela fatta, e io la medaglia la volevo - ha detto poi sorridendo l'azzurra, che da perfezionista all'orizzonte non vede vacanze ("Qualche giorno a Chiaravalle con i miei") ma ha già voglia di tornare in palestra dove trascorre le sue giornate - la palla mi è scivolata, può succedere, Ma dopo quell'errore sono entrata con la voglia di prendermi quello che volevo. La prossima andrà meglio". I sacrifici della ginnasta delle Fiamme Oro, allenata dal 2023 da Claudia Mancinelli, cresciuta nel club di Fabriano (quello dell'altra azzurra Milena Baldassarri finita ottava), ai suoi primi Giochi si prende la medaglia, lei che con i suoi attrezzi si diverte. E lo fa vedere: Sofia, Sofia, il viaggio fino a Los Angeles parte da qui.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA