"Lasciare chiusi i circoli
ricreativi, culturali e sociali va contro la Costituzione.
Bisogna prevedere aperture parziali, analoghe a quelle dei
locali pubblici, e ampliare le misure di ristoro". E' l'appello
che Acli, Arci e Aics rivolgono al presidente della Regione
Piemonte, Alberto Cirio. Le tre associazioni rappresentano in
Piemonte 1.500 circoli. In tutto il non profit, inclusi quindi
volontariato, cooperazione sociale e associazioni di promozione
sociale, sono 70.000 i lavoratori interessati.
"Le associazioni si basano sull'impegno volontario dei soci,
ma sono anche un pezzo di economia sociale. Dal Dpcm del 24
ottobre tutte le attività anche nelle aree gialle sono sospese e
non ripartiranno neppure il 13 dicembre", spiega Gabriele
Moroni, segretario del Forum del Terzo Settore in Piemonte, a
cui aderiscono anche Acli, Arci e Aics. "Siamo consapevoli -
sottolinea Moroni - che l'emergenza sanitaria non è finita e
siamo coscienti della responsabilità che occorre per affrontare
questo momento storico. Abbiamo messo sempre al centro la salute
come bene primario e lo abbiamo dimostrato in questi mesi in cui
i Circoli, anche in parte modificando attività e orari, hanno
garantito in sicurezza non solo una variegata offerta culturale,
ma anche occasioni di socialità e azioni di solidarietà
alimentare, attraverso l'impegno di centinaia di volontari".
Secondo Moroni "è necessario che si tenga presente che circoli e
associazioni non svolgono un'attività superflua, ma legata al
benessere delle persone. In altre Regioni c'è stato un maggiore
attivismo, rivolgiamo un appello a Cirio perché intervenga con
la massima urgenza".
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