È la libertà, il poter essere
liberi di scegliere se migrare o restare, il tema guida della
terza edizione del Festival dell'Accoglienza, promosso a Torino
dal 14 settembre al 31 ottobre da Ufficio Pastorale Migranti e
Associazione Generazioni Migranti, con il patrocinio della Città
e il sostegno delle Fondazioni Crt e Compagnia di San Paolo.
Oltre 200 relatori per 70 eventi in 48 giornate per un festival
che quest'anno diventa regionale e che affronta i temi legati
all'incontro, al confronto all'integrazione dei migranti e al
futuro delle nostre città.
"L'attenzione che dobbiamo porre su questo tema è
trasversale", sottolinea il sindaco Stefano Lo Russo ricordando
che "Torino più di tante altre città ha costruito la sua
identità come città di migrazioni. Le sfide dell'accoglienza
fanno parte del nostro Dna ma vanno attualizzare sempre e oggi
pongono il decisore pubblico di fronte a un tema, come
rispondiamo in maniera sistemica e strutturale alla questione
dell'accoglienza".
Anche per l'arcivescovo di Torino, monsignor Roberto Repole
"accogliere non può significare limitarsi all'emergenza e questo
festival dev'essere l'occasione per domandarci se ci stiamo
attrezzando a un'accoglienza che sia costante nel tempo e
dinamica. Ed è anche l'occasione per fare una riflessione su
quello che dovrebbe essere uno stile di accoglienza. Una cultura
ormai fatta di grida a tutti i livelli, dove non si ha più
neanche la pazienza di ascoltare l'argomentazione dell'altro -
conclude l'arcivescovo- è una cultura capace di accogliere o
no?".
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