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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO
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Il Consiglio regionale del Veneto ha commemorato la figura di Giorgio Napolitano. Gli interventi del presidente dell’assemblea Roberto Ciambetti e della presidente del gruppo Pd Vanessa Camani
(Arv) Venezia 25 set. 2023 – Il Consiglio regionale del Veneto ha commemorato in apertura della seduta odierna la figura del presiedente emerito Giorgio Napolitano dedicandogli un minuto di silenzio e sospendendo quindi i lavori fino alle 13, in concomitanza con i funerali di stato dell’uomo politico scomparso all’età di 98 anni. “Rendiamo omaggio alla figura di Giorgio Napolitano, primo presidente della Repubblica Italiana ad essere rieletto alla guida del Paese – ha detto il presidente Roberto Ciambetti nella sua commemorazione - Uomo profondamente legato al Veneto, in special modo a Padova, dove studiò da ragazzo al Liceo Tito Livio. Personalmente lo ricordo anche per la sua straordinaria curiosità quando nel 2008 venne in visita per il cinquecentesimo anniversario della nascita di Andrea Palladio a Vicenza, città che non aveva mai visitato, che lo colpì tantissimo e nella quale sarebbe ritornato dopo l’alluvione del 2010 a portare la sua solidarietà sinceramente commossa” “Iscritto al Partito Comunista Italiano, di cui è stato militante, funzionario già all’età di 22 anni, e poi dirigente fino alla costituzione del Partito Democratico della Sinistra quindi Partito Democratico (PD) nel 2007 : non è ingeneroso sottolineare che il giovane allievo di Giorgio Amendola ed Emilio Sereni si ritrovò a sua volta ad essere punto di riferimento di quei giovani che formatisi alla scuola di Enrico Berlinguer dettero vita appunto all’esperienza del Pd. Eletto alla Camera dei Deputati per la prima volta nel 1953 e della quale fece parte, tranne che nella IV legislatura, fino al 1996, sempre riconfermato nella circoscrizione di Napoli, fu membro del Parlamento Europeo. Eletto il 3 giugno 1992 Presidente della Camera dei Deputati, restò in carica fino alla conclusione della legislatura nell'aprile del 1994. Ministro dell'interno e per il coordinamento della protezione civile nel Governo Prodi, dal maggio 1996 all'ottobre 1998 quindi il 23 settembre 2005 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo nominò senatore a vita. Il 10 maggio 2006 fu eletto Presidente della Repubblica con 543 voti, fiducia che gli fu riconfermata, per la prima volta nella storia della Repubblica, il 20 aprile 2013 con 738 voti. La sua parabola politica, dunque, attraversa fino ai nostri giorni la storia, non priva di contraddizioni e tensioni, dell’Italia Repubblicana e democratica. Ai suoi familiari, ai suoi compagni di partito e a quanti lo stimarono il cordoglio della nostra assemblea”. Dopo il ricordo del presidente Ciambetti l’aula ha tributato il minuto di silenzio al termine del quale ha preso la parola la presidente del gruppo consiliare del Pd, Vanessa Camani: “Ricordiamo la vita di un grande italiano, un grande europeo, un grande uomo di sinistra al servizio delle Istituzioni democratiche. Giorgio Napolitano lascia un vuoto difficile da colmare per il suo stile sobrio ed elegante, per il suo senso della misura, per il suo eloquio forbito e al tempo stesso limpido, per la sua capacità di dialogo con forza e culture politiche diverse. Un non credente che sapeva parlare con personalità di autentica fede come Giorgio La Pira e fra Gianfranco Ravasi, un custode della Costituzione repubblicana e dell’Unità d’Italia che voleva protetta dagli egoismi separatisti, senza per questo rinunciare alle riforme da fare per ammodernare il sistema Paese, mettendo le Istituzioni repubblicane, Parlamento e Governo in primis, al passo con i tempi” La presidente del gruppo del Pd poi ha continuato: “. Fu sostenitore della nascita di una Camera delle Regioni o delle autonomie, così come del federalismo fiscale, in una visione che teneva insieme istanze territoriali, coesione nazionale e prospettiva comunitaria tra popoli e persone che si riconoscono nei principi della libertà e della democrazia. Primo dirigente comunista a parlare nelle università degli Stati Uniti d’America, ha tenuta ferma la collocazione atlantica dell’Italia nel solco a suo tempo coraggiosamente e saggiamente tracciato dal Segretario del Pci, Enrico Berlinguer. La sua salda ispirazione europeista, sono parole di Romano Prodi, lo ha portato anche nei tempi più recenti a spendere tutte le sue energie per una maggiore unità e integrazione tra i Paesi dell’Unione. Non c’è più spazio per le sovranità nazionali chiuse in se stesse, aveva ricordato anche negli ultimi anni. Dalla terribile lezione di due Guerre Mondiali aveva imparato che nazionalismi ed estremismi sono i peggiori nemici della pacifica convivenza tra i popoli e che accoglienza e sicurezza oggi possono e debbono andare insieme. Giorgio Napoletano era un riformista autentico su cui non potevano avere alcun effetto le sirene del populismo. Non apprezzava l’antipolitica e la fuga dalle responsabilità. Era rigoroso ed esigente, preciso fino alla virgola, come ha ricordato in questi giorni Pasquale Cascella, suo addetto stampa al Quirinale”. “Con la nostra Regione Giorgio Napolitano aveva un legame particolare che risaliva agli eventi tragici della Seconda Guerra Mondiale quando fu costretto a lasciare la sua Napoli e a trovare rifugio a casa di una zia a Padova. Qui frequentò nel 1941 il Liceo classico “Tito Livio” conseguendo la maturità. Durante quei mesi, come egli stesso ha ricordato in un recente libro autobiografico, venne in contatto con importanti personaggi della cultura e dell’antifascismo padovano. Molti anni dopo, il 25 aprile 2008, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito la medaglia d’oro al merito civile a Mario Todesco, giovane professore di lettere assassinato dai fascisti, e ha affidato questa medaglia al Liceo “Tito Livio”, nel quale Todesco aveva insegnato” Crediamo di non sbagliare nel leggere in quell’affidamento la convinzione che la scuola fosse e debba continuare ad essere presidio di democrazia e libertà, contro ogni forma di prevaricazione, violenza e intolleranza. Dieci anni dopo, l’ormai ultranovantenne Presidente emerito, intervistato nel corso di una popolare trasmissione televisiva, rivolse alle giovani generazioni un invito a leggere i princìpi fondamentali e la prima parte della Costituzione, a partire da quel titolo “Diritti e doveri dei cittadini”, che costituisce un inscindibile binomio. Così come non mancò di ricordare mai che nessuna conquista è mai scontata e che le libertà di cui godiamo sono il frutto del sacrificio di chi si oppose alle barbarie nazifasciste. Oggi le Istituzioni come questa tributano, dunque, l’ultimo saluto ad un grande italiano. L’auspicio è che il suo pensiero rimanga eredità preziosa per tutti noi.”
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