Una seconda richiesta di risarcimento
danni per 5 milioni di euro è al centro di un procedimento
civile in corso dinanzi al Tribunale di Bari per la vicenda
delle due donne, oggi 26enni, scambiate nella culla alla nascita
il 22 giugno 1989 nell'ospedale di Canosa in Puglia. A chiedere
i danni alla Asl Bari (gestione residuale ex AUSL BA1) è Lorena
C., una delle due bambine scambiate alla nascita. Nella
citazione a giudizio presentata dall'avvocato Stefano Di Feo, si
evidenzia come a Lorena "è derivato un danno non patrimoniale
rinveniente dalla compromissione della sua sfera esistenziale e
della sua qualità della vita etc., che si è connotata da stati
di malessere con effetti traumatici evidenti sul suo vivere
quotidiano: per tale danno si avanza una richiesta di
risarcimento per un importo pari ad euro 5 milioni".
La prima udienza del procedimento che si sta celebrando
dinanzi al giudice Valeria Spagnoletti, si è tenuta lo scorso 29
aprile. Le parti hanno depositato documentazione, tra cui gli
accertamenti sul dna che dimostrano l'errore commesso alla
nascita delle due donne dai sanitari, rinviando il processo
all'udienza del prossimo 15 settembre.
La vicenda è stata scoperta alla fine del 2012 dalla famiglia
di Lorena che casualmente, su Facebook, ha notato la somiglianza
della mamma con una ragazza di nome Antonella, nata nello stesso
ospedale e lo stesso giorno. Antonella, i genitori biologici e
il fratello che non ha mai conosciuto, hanno avviato un
procedimento civile (parallelo a quello già avviato da Lorena)
contro la Regione Puglia con richiesta di risarcimento pari a
complessivi 9 milioni di euro, dinanzi al Tribunale di Trani.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA