"Non si facciano strumentalizzazioni
su questa vicenda. I nigeriani che sono stati arrestati sono
persone che hanno commesso reati, esattamente come facciamo con
tutte le persone di qualsiasi colore, razza e Paese. Poi ci sono
tanti nigeriani che hanno chiesto aiuto nelle forme previste
dalla legge, chiedendo cioè che lo Stato italiano intervenisse
per riportare l'ordine e la giustizia". Lo ha dichiarato il
procuratore aggiunto di Bari Francesco Giannella commentando
l'esito dell'indagine della Dda sulla mafia nigeriana che ha
portato oggi a 32 arresti.
In conferenza stampa anche il procuratore Giuseppe Volpe ha
evidenziato che "normalmente c'è una certa diffidenza nei
confronti degli extracomunitari che fanno ingresso nel nostro
Paese, ma così come ci sono extracomunitari che delinquono, ci
sono quelli che collaborano con la giustizia. Le vittime dei
reati sono anch'esse cittadini nigeriani che hanno collaborato".
"Voglio valorizzarlo - ha detto Volpe - perché spesso con le
popolazioni autoctone abbiamo difficoltà ad ottenere
collaborazione. In questo processo ci sono state tante denunce e
riconoscimenti".
Le indagini sono partite proprio dalle denunce di due
vittime, a fine 2016, che si dicevano oggetto di pestaggi perché
rifiutavano di "arruolarsi" in una delle due gang.
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