(di Tatiana Bellizzi)
Hanno risposto in massa i cittadini
di Foggia all'appello di Libera contro le mafie scendendo per
strada e riprendendosi la città dopo la raffica di attentati e
un omicidi avvenuti nei primi giorni dell'anno. Lo hanno fatto
partecipando a migliaia (20mila secondo la Questura) al corteo a
fianco di don Ciotti, ai parenti delle vittime di mafia, ad
associazioni, e a rappresentanti delle istituzioni tra cui la
ministra Teresa Bellanova, il presidente della Regione, Michele
Emiliano, il presidente dell'Anci e sindaco di Bari, Antonio
Decaro.
"Siamo stanchi di sentirci oppressi dalla delinquenza. Oggi
siamo qui per dire basta", hanno detto i tantissimi partecipanti
al corteo. Circa 250 le associazioni che hanno aderito
all'iniziativa. In prima fila i familiari delle vittime di
mafia. C'erano Arcangela e Marianna, le vedove dei fratelli
Luciani, i due innocenti agricoltori uccisi il 9agosto 2017 a
San Marco in Lamis perché testimoni involontari dell'agguato al
boss Mario Luciano Romito e al cognato Matteo De Palma.
"Mi auguro che da oggi lo Stato diventi parte integrante di
questo territorio", ha ripetuto più volte Arcangela. In corteo
anche il destinatario dell'ultimo attentato avvenuto venerdì
scorso in città, Cristian Vigilante, manager sanitario a cui è
stata fatta esplodere l'autovettura aziendale.
Tanta la partecipazione anche del mondo politico nazionale.
"Questo è il posto dove devono stare i rappresentanti delle
istituzioni - ha detto la ministra Bellanova - perché noi
dobbiamo dare forza ai cittadini e insieme a loro gridare ad
alta voce che lo Stato è più forte e la criminalità sarà
sconfitta". Tra i primi ad aver aderito alla manifestazione di
Libera il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano:
"Sono qui come tutti i foggiani per dire no a questa gente, per
dire che non abbiamo paura, che vogliamo che finiscano in
galera". "Dobbiamo contarci uno ad uno, fino a quando non
potremo dimostrare nei fatti che siamo di più noi - ha detto
Decaro - che noi ci mettiamo la faccia mentre chi si nasconde
sono loro, i criminali".
Instancabile alla testa del corteo il fondatore di Libera don
Luigi Ciotti: "Siamo qui per disinnescare la miccia della paura
e della rassegnazione. Siamo qui per fare emergente i tanti
valori della nostra terra affinché ci sia un cambiamento". Il
vescovo, monsignor Vincenzo Pelvi ha sottolineato la vicinanza
della Chiesa "a coloro che soffrono e che sono tentati
dall'indifferenza che è la malattia spirituale di questi tempi".
In corteo anche il procuratore della Dda di Bari, Giuseppe
Volpe, e il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro. Poi sul
palco installato in via Lanza hanno preso la parola i familiari
delle vittime.
"Quando è stato ucciso mio padre siamo rimasti soli.
Sembravamo degli appestati, lo Stato non c'era e vedere invece
oggi questa partecipazione mi emoziona", ha detto Francesco
Ciuffreda, figlio di Nicola imprenditore edile ucciso dalla
mafia nel 1990. Gli ha fatto eco Giovanna, nuora di Giovanni
Panunzio imprenditore edile ammazzato nel 1992 perché aveva
denunciato il malaffare in città. "Dopo l'omicidio di mio
suocero sembravamo noi i mafiosi a Foggia. Ci eravamo chiusi in
casa perché eravamo soli. Oggi però - ha detto - abbiamo avuto
la riprova che Foggia ha deciso di reagire alla mafia".
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