"Vaccino anti
covid-19: la risposta non è univoca ma individuale". A rivelarlo
uno studio condotto da un gruppo di ricercatori di vari enti di
ricerca italiani, tra cui Casa Sollievo della Sofferenza di San
Giovanni Rotondo (Foggia), guidati dall'istituto di tecnologie
biomediche del Cnr.
La ricerca è stata condotta per studiare le basi genetiche
delle differenze interindividuali nella risposta anticorpale
alla vaccinazione anti Covid-19 con il vaccino BNT162b2
(Pfizer-Biontech). "I modelli matematici usati - puntualizza
Massimiliano Copetti, responsabile biostatistica della
fondazione Casa Sollievo della Sofferenza - e le analisi
statistiche effettuate per arrivare a questi risultati sono
molto complessi perché complessa è l'interazione tra i geni e
dei geni stessi con il vaccino".
Alla ricerca hanno partecipato anche Fondazione Irccs Istituto
Neurologico Carlo Besta, l'Istituto di Ricerche Farmacologiche
Mario Negri e l'Azienda Ospedaliera Senese. Lo studio, che ha
coinvolto 1.351 soggetti, ha evidenziato che alcune combinazioni
di geni erano associate a livelli di anticorpi più alti, mentre
altre a livelli più bassi, spiegando quindi dal punto di vista
genetico, come riferito da Martina Esposito, assegnista di
ricerca presso il Cnr-Itb, le differenze nella risposta alla
vaccinazione osservate tra individui diversi.
Per Massimo Carella, biologo genetista e vice-direttore
scientifico della struttura ospedaliera voluta da San Pio,
"l'identificazione di specifici alleli HLA (le diverse forme in
cui può presentarsi un gene, ndr) che conferiscono una
predisposizione ad un'alta o bassa produzione di anticorpi dopo
la somministrazione del vaccino anti-Covid, ci può permettere
ora di differenziare e personalizzare la campagna vaccinale,
fornendo a ciascun individuo il vaccino più adatto, cioè quello
che gli permetterà di produrre più anticorpi possibili".
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