(V. 'Clan mafioso spacciava droga in Puglia ...' delle 7:48)
"Questa misura è nei confronti di 27
persone. Per 12 è stata eseguita subito, per 15 non si può
eseguire perché c'è bisogno di questa novità, introdotta di
recente, che è l'interrogatorio preventivo. Il giudice, prima di
decidere se arrestare o meno queste persone, le deve sentire,
perché rispondono di un reato meno grave rispetto a quelle
arrestate subito. Chi non è stato arrestato, quindi, sa già di
essere tra i potenziali arrestabili".
Così il coordinatore della Dda di Bari, Francesco Giannella,
nel corso della conferenza indetta sull'operazione della Dia che
questa mattina ha portato all'arresto di 12 persone (11 in
carcere, 1 ai domiciliari) con le accuse, a vario titolo, di
aver promosso, diretto e partecipato ad un'associazione
finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e di
aver, di conseguenza, approvvigionato, detenuto e smerciato
cocaina sul mercato di Foggia e provincia, nella provincia di
Barletta-Andria-Trani, nel Basso Molise e in Abruzzo.
Dubbi sulla figura dell'interrogatorio preventivo sono stati
sollevati anche dal Procuratore Roberto Rossi che si è chiesto
"che succede se qualcuno degli indagati scappa o distrugge le
prove?", e dal pm della Dda di Bari Ettore Cardinali, che ha
coordinato le indagini secondo cui "per i procedimenti sulla
criminalità organizzata bisognava agire diversamente. Oggi 15
persone che sarebbero state in carcere o ai domiciliari sono a
conoscenza di tutti gli atti di un procedimento che riguarda la
criminalità organizzata".
Gli inquirenti hanno poi spiegato come la droga, definita
"purissima", arrivasse in Italia attraverso pescherecci partiti
dall'Albania.
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