"Faccio tutti i
giorni i conti con la paura e con la necessità di scegliere chi
essere. Oggi sono sicuramente una persona con più attenzione
alla vita rispetto al passato, perchè quando ti capitano certe
cose ci pensi su due volte prima di essere un menefreghista
della vita". Così all'ANSA Stefano Tacconi, ex portiere della
Juventus e della nazionale colpito da un aneurisma cerebrale
nell'aprile del 2022, che nel pomeriggio sarà a San Giovanni
Rotondo nel Foggiano per ritirare il premio Difesa salute giunto
alla sua quinta edizione e presentare il suo libro "l'arte di
parare".
Un ritorno nella cittadina di San Pio, insieme ai suoi
familiari (la moglie Laura e il figlio Andrea), che lo ha visto
per mesi nella struttura di neuroriabilitazione di Casa sollievo
della sofferenza. Nel suo libro "l'arte di parare" Tacconi
inizia raccontando l'aneddoto del gol subito da Maradona il 3
novembre del 1985. "Se l'avessi parata - scrive - mi avrebbero
dato una medaglia probabilmente. Non è successo ma pazienza".
"Mi sembra logico - continua Tacconi - partire da lì. Da quel
gol non parato di Maradona che rappresenta la parabola più
importante della vita, fino al problema di salute che ho
superato abbastanza bene".
L'ex portiere della nazionale italiana sottolinea anche "il
grande affetto riscontrato nell'intera comunità di San Giovanni
Rotondo, non solo nel personale sanitario di Casa sollievo e nei
frati. Mia moglie Laura, grande devota di Padre Pio, ha voluto
portarmi nel centro riabilitativo di Casa sollievo. Ho
conosciuto persone straordinarie che mi hanno accudito con un
tocco particolare. Il libro è una testimonianza per coloro che
stanno combattendo con la malattia e l'invito a non arrendersi".
"Nella parata più importante di Stefano Tacconi per salvare
la sua vita - spiega Stefano De Bonis, ideatore e curatore della
quinta edizione del premio Difesa salute - ho partecipato
attivamente nel motivare la famiglia a trasferire Stefano il 21
giugno 2023 nell'ospedale di San Giovanni Rotondo perché ero
certo che oltre alle cure della scienza avrebbero potuto curare
le loro sofferenze interiori recandosi nel convento dei frati e
pregare sulla tomba di Padre Pio".
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