Niente slogan e niente cori. Un silenzio composto ha accompagnato la marcia per l'8 marzo a Sassari. Una marcia per le donne ucraine e per la pace che dall'emiciclo Garibaldi alla piazza d'Italia ha unito con un nastro di raso azzurro centinaia di manifestanti che hanno camminato stringendo in mano mazzetti di mimose, tulipani gialli e bandiere dell'Ucraina.
A guidare la marcia silenziosa, organizzata dalla commissione Pari Opportunità del Comune di Sassari, in collaborazione con l'associazione di danza Arabesque, decine di donne ucraine che vivono e lavorano in città.
Sfilano con la fronte alta e le lacrime agli occhi, con il cuore e il pensiero rivolti ai loro familiari rimasti sotto le bombe, chi a combattere gli invasori russi, chi a cercare protezione nei rifugi sotterranei.
Come Mariana, 60 anni, capelli biondi e occhi azzurri, i colori della sua terra: "Sono qui da 15 anni, mia figlia sta cercando di raggiungermi, di scappare dalla guerra. Ma suo marito, il suo figlio più grande e l'altro mio figlio, non possono scappare, devono restare a combattere. E io ho paura per loro", racconta quasi tutto d'un fiato, senza cedere al pianto.
Giornata internazionale della donna che si è celebrata anche a Palazzo Ducale, dove il Consiglio comunale ha dedicato tre targhe a Lucia Toschi Pilo, Carmen Usai e Alessandra Mura, tre donne di spicco che con il loro impegno hanno dato lustro a Sassari. "In questa occasione nella quale dedichiamo un pensiero a tutte le donne, ritengo doveroso dedicarne uno particolare a tutte quelle che stanno vivendo il dramma della guerra e in maniera ancora più attuale alle donne ucraine che hanno perso la vita o che sono state costrette ad abbandonare le proprie case, portando con se i propri figli a causa dello scatenarsi del recente conflitto", ha detto il presidente dell'assemblea cittadina, Maurilio Murru.
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