DI ANTONELLA BRIANDA
Una rete sempre più strutturata e organizzata che parte della formazione universitaria degli specialisti medici, passa per il potenziamento dei collegamenti e delle strutture sanitarie territoriali e arriva a toccare le forze dell'ordine come la Guardia Costiera: la telemedicina applicata al soccorso in mare, con tutti i suoi risvolti e le sue possibilità di potenziamento, è stata al centro del talk che ha caratterizzato la mattinata di dibattito organizzato nell'ambito della Fiera Nautica di Sardegna ospitata nella Marina di Porto Rotondo.
Un parterre d'eccezione composto dai maggiori esponenti della sanità regionale, con la presenza dell'assessore alla Sanità Carlo Doria, del rettore dell'Università degli studi di Sassari, Gavino Mariotti e dell'ammiraglio Giovanni Canu della Guardia Costiera. Garantire la certezza delle cure ai tanti turisti che ogni estate scelgono la Sardegna per trascorrere le proprie vacanze è al centro dello sviluppo, sia in ambito universitario che in ambito medico, dello strumento della telemedicina.
A sottolinearlo è stato il rettore Gavino Mariotti: "Siamo l'unico Ateneo italiano, ad oggi, che ha già avuto un finanziamento di 120 milioni di euro del Pnrr di cui 30 milioni sono finiti nella telemedicina. La nostra Università non ha confini geografici, è uscita da tempo dalle mura della sua città e una delle principali sedi collegate è proprio nella città di Olbia. Qui abbiamo la sezione Economia del Turismo e recentemente abbiamo finanziato un corso di laurea di Scienze infermieristiche che contiamo di far partire da novembre. Di fatto quindi una branca della medicina di Sassari sarà a Olbia. Abbiamo così creato un sistema di interventi per il territorio". Un sistema, che negli anni è stato sempre più rodato e che diventa essenziale anche nel settore della nautica, dove il comparto degli operatori è impegnato non solo a offrire imbarcazioni sempre più tecnologiche e green, ma anche sicurezza in mare e pronto intervento in caso di incidenti o necessità legati alla salute dei diportisti.
E la sicurezza in mare è coordinata in maniera tempestiva e fortemente operativa dalla Guardia Costiera. "Siamo il braccio operativo della sanità in un ambiente ostile quale il mare è per l'essere umano. Il nostro compito è quello di rendere un'interfaccia che permetta di fruire in maniera sicura del mare in situazione di emergenza sanitaria. - ha spiegato il contrammiraglio Giovanni Canu del Terzo reparto Maricogecap della Guardia Costiera - Da aprile a giugno la maggior parte degli interventi che siamo chiamati a fare è per avarie del motore o mancanza di carburante, e questo succede in una fascia di età tra i 35 e i 40 anni.
Siamo quindi sempre più convinti che la sicurezza in mare comincia a terra e noi abbiamo un'organizzazione molto strutturata. Abbiamo ottenuto il risultato di avere a bordo la voce dei medici grazie proprio alla telemedicina e con collegamenti a grande distanza e le frequenze satellitari. È un vero miracolo sentire a distanza il battito del cuore dell'assistito e chi sta a terra può fare una diagnosi tempestiva del problema che affligge la persona soccorsa - ha aggiunto - Inoltre il dialogo con i medici e i nostri uomini non si limita al mero trasporto, perché la Guardia Costiera ha la possibilità di imbarcare medici sulle sue motovedette".
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