Bandiere rosse, azzurre e
biancoverdi davanti alla sede del gruppo Enel a Cagliari. E
lavoratori con la tuta e i caschetti. Anche nel capoluogo sardo
oggi mobilitazione dei sindacati con decine di partecipanti
davanti alla sede di via Amendola. E presidi anche a Sassari e
Olbia.
Tutti uniti per protestare contro le politiche dell'azienda
sui tentativi - spiegano Cgil, Cisl e Uil, promotori della
manifestazione - di "esternalizzare attività strategiche e
tagliare gli investimenti per la transizione energetica mettendo
a rischio i lavoratori diretti e degli appalti".
Presidio e sciopero. "Registriamo un'adesione dal 90 al 100%
- hanno spiegato i sindacati dal palco improvvisato davanti a
via Roma - questa compattezza è molto importante perché siamo
tutti a rischio". Una mobilitazione nazionale, ma
particolarmente significativa in Sardegna: la questione
energetica - spiegano le sigle - è del tutto insoluta. Un
documento sarà consegnato anche in Prefettura con le
rivendicazioni dei lavoratori. "Stiamo parlando - hanno detto i
rappresentanti dei lavori - di problemi che si ripercuotono
nell'immediato sugli operativi. Ma poi rischiano di allargarsi a
tutti. E tutti rischiano".
Tra le rivendicazioni dei sindacati anche la necessità di
dare una prospettiva alla fase di decarbonizzazione, in vista
della chiusura delle centrali termoelettriche, dove
l'occupazione va preservata con nuove iniziative industriali.
Filctem, Flaei e Uiltec sottolineano l'importanza dei processi
di transizione che vanno però accompagnati da progetti
industriali che vadano nella giusta direzione: fra le richieste,
il mantenimento delle concessione idroelettriche, gli
investimenti sulla produzione di energia green, uno sviluppo
sostenibile delle rinnovabili, la realizzazione di reti di
distribuzione innovative e il rafforzamento dei punti Enel per i
servizi ai cittadini.
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