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Primo maggio: Cgil, soffre il mercato del lavoro in Sardegna

Primo maggio: Cgil, soffre il mercato del lavoro in Sardegna

Segretario Durante: 'restituire centralità e valore al lavoro'

CAGLIARI, 30 aprile 2024, 17:27

Redazione ANSA

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Debole strutturalmente e ben lontano dai risultati, nemmeno questi tanto buoni, della media nazionale: soffre il mercato del lavoro in Sardegna, per il basso tasso di occupazione e l'elevata diffusione della precarietà. E' la fotografia scattata dalla Cgil alla vigilia del Primo Maggio, con il sindacato impegnato nella raccolta firme per i quattro referendum.

"Restituire centralità e valore al lavoro è per noi il senso di questa grande giornata di mobilitazione - afferma il segretario generale della Cgil Sardegna Fausto Durante -. Il lavoro deve recuperare dignità e sicurezza, e questa Festa dei Lavoratori, con la campagna referendaria, vogliamo segni finalmente una svolta".

Ovunque possibile il sindacato raccoglierà le firme per i quattro quesiti contro la precarietà, i licenziamenti facili, la giungla di appalti e subappalti. Secondo i dati Istat il tasso di occupazione è passato dal 54,9% (2023) a 56,1% ma fatica a raggiungere la media italiana, già indietro nel confronto con i Paesi europei più competitivi, sopra il 60%. L'occupazione cresce per le donne mentre resta stabile quella maschile, con una precisazione: si tratta di valori che non compensano la differente partecipazione al mercato del lavoro tra i generi (63% a fronte del 49,1%).

Le analisi sulla qualità della domanda di lavoro da parte delle imprese, come mostrano i dati Inps sulle nuove assunzioni nel 2023, confermano la prevalenza di rapporti di lavoro precari o a termine. I contratti stabili sono appena l'11,2% sul totale delle assunzioni. Lo svantaggio è sulle spalle delle lavoratrici: il 45,4% firma un contratto precario contro il 41% dei lavoratori, percentuale che arriva all'88,8% di contratti a tempo determinato, (86% quelli degli uomini). Questa condizione genera una percezione di insicurezza anche tra le donne che una occupazione ce l'hanno, magari anche stabile: il 5,4%, circa un punto percentuale in più rispetto agli uomini, ritiene di poter perdere il posto di lavoro nei prossimi sei mesi e di avere scarse possibilità di trovarne un'altro. E ancora, significativo l'indicatore relativo al part-time involontario. 
   

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