È un coro unanime quello che arriva
dai vicini di casa della famiglia Gleboni distrutta da una
strage familiare nel quartiere di Monte Gurtei a Nuoro ad opera
del capo famiglia, Roberto. Per tutti era una famiglia serena,
senza alcuna tensione. "Mai sentito nulla, un litigio un
problema - dice un anziano che abita al primo piano di una
palazzina che fa ad angolo tra via Ichnusa e via Carloforte, a
pochi passi dall'appartamento della famiglia Gleboni - Roberto
era il più socievole: si fermava a parlare con noi. Due giorni
fa li ho visti insieme, Roberto e la moglie, mentre tornavano
dal supermercato dove avevano fatto la spesa. Stamattina tuonava
e non ho sentito gli spari, ci siamo accorti di quello che era
successo dalle ambulanze intorno alle sette".
"Sono sgomenta e incredula - dice una donna che attende di
entrare nel palazzo dove vive la figlia e dove stamattina è
avvenuta la strage - Sembravano una coppia affiatata, mia
figlia che abita al piano di sopra non ha mai sentito un
dissidio familiare in questa famiglia. La moglie poi era
gentilissima: sabato scorso era salita nell'appartamento di mia
figlia che aveva avuto problemi di salute per misurarle la
pressione. Quello che è successo non ha una giustificazione c'è
solo dolore".
Ed è difficile capire ora cosa sia successo nell'appartamento
dell'orrore e quale sia stato il movente che ha scatenato la
strage. Saranno gli inquirenti a ricostruire quello che è
successo stamattina intorno alle sette in via Ichnusa, dopo aver
sentito parenti e amici della coppia e dei loro figli.
Fondamentale il racconto dei sopravvissuti per fornire dettagli
importanti e cercare di comprendere cosa ha scatenato la follia
omicida dell'uomo, da sempre appassionato di armi per uso
sportivo. Di certo c'è che Roberto Gleboni, quando ha sparato
con la sua semi automatica 7.65 detenuta legalmente, ha colpito
tutte le vittime alla testa, come se ci fosse una determinazione
a sterminare tutta la sua famiglia.
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