La Sardegna si conferma una
regione particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici.
Secondo il rapporto Città Clima di Legambiente, infatti, l'Isola
è seconda in Italia per eventi calamitosi legati alla siccità
(9) dopo la Sicilia (16). Sono stati gravemente colpiti
allevamenti e terreni agricoli, mentre in primavera si è deciso
di limitare l'approvvigionamento idrico per usi agrozootecnici
in modo da non impattare su centinaia di migliaia tra residenti
e turisti.
E, se il 2024 è stato un anno record per la temperatura del
pianeta, la Sardegna ha visto un aumento medio che ha raggiunto
gli 1.8°C non dall'epoca preindustriale ma nei soli ultimi 45
anni. Ed è proprio il caldo estremo, unito alla siccità, a
mettere a dura prova le api riducendo al lumicino la raccolta
del miele.
"L'anomalia idrica e delle temperature che ha interessato in
particolare la fascia orientale della Sardegna negli ultimi due
anni ha causato gravi danni all'ecosistema della nostra isola -
dichiara Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna -
Gli alberi, a causa della persistente aridità, si sono
indeboliti diventando più attaccabili dagli agenti patogeni e
hanno messo in atto strategie difensive che hanno cambiato il
volto di boschi e foreste alterando i paesaggi consueti. Nel
frattempo, nella scorsa estate, ci siamo trovati
nell'inaccettabile condizione di dover scegliere verso quali
settori ridurre la disponibilità della risorsa idrica per
limitare l'impatto sulle economie locali. Avendo ormai toccato
con mano gli effetti devastanti del cambiamento climatico, noi
sardi dovremmo essere in prima linea nella transizione ecologica
ed energetica e mettere in campo politiche e azioni concrete per
la riduzione drastica delle emissioni di CO2".
"Il rapporto Città Clima fotografa ancora una volta l'aumento
costante degli eventi estremi; oltre alla mitigazione servono
quindi azioni efficaci di adattamento - aggiunge Giorgio
Querzoli, responsabile scientifico di Legambiente Sardegna - Al
30 novembre, gli invasi sardi erano pieni solo per il 39,35%,
con una diminuzione di più del 10% rispetto alla pur grave
situazione nello stesso periodo dello scorso anno. Una
situazione incompatibile con il 51% di dispersione della nostra
rete idrica. Bisogna diminuire drasticamente le perdite lungo la
rete e ridurre gli sprechi attraverso il riutilizzo delle acque
reflue a scopi irrigui, introducendo l'agricoltura di precisione
e sfruttando la sinergia con gli impianti agrivoltaici per
ombreggiare e ridurre l'evaporazione di acqua dal suolo".
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