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Siccità e clima più caldo, la Sardegna si scopre vulnerabile

Siccità e clima più caldo, la Sardegna si scopre vulnerabile

Rapporto Città Clima di Legambiente, seconda solo alla Sicilia

CAGLIARI, 03 gennaio 2025, 12:03

Redazione ANSA

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La Sardegna si conferma una regione particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici.
    Secondo il rapporto Città Clima di Legambiente, infatti, l'Isola è seconda in Italia per eventi calamitosi legati alla siccità (9) dopo la Sicilia (16). Sono stati gravemente colpiti allevamenti e terreni agricoli, mentre in primavera si è deciso di limitare l'approvvigionamento idrico per usi agrozootecnici in modo da non impattare su centinaia di migliaia tra residenti e turisti.
    E, se il 2024 è stato un anno record per la temperatura del pianeta, la Sardegna ha visto un aumento medio che ha raggiunto gli 1.8°C non dall'epoca preindustriale ma nei soli ultimi 45 anni. Ed è proprio il caldo estremo, unito alla siccità, a mettere a dura prova le api riducendo al lumicino la raccolta del miele.
    "L'anomalia idrica e delle temperature che ha interessato in particolare la fascia orientale della Sardegna negli ultimi due anni ha causato gravi danni all'ecosistema della nostra isola - dichiara Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna - Gli alberi, a causa della persistente aridità, si sono indeboliti diventando più attaccabili dagli agenti patogeni e hanno messo in atto strategie difensive che hanno cambiato il volto di boschi e foreste alterando i paesaggi consueti. Nel frattempo, nella scorsa estate, ci siamo trovati nell'inaccettabile condizione di dover scegliere verso quali settori ridurre la disponibilità della risorsa idrica per limitare l'impatto sulle economie locali. Avendo ormai toccato con mano gli effetti devastanti del cambiamento climatico, noi sardi dovremmo essere in prima linea nella transizione ecologica ed energetica e mettere in campo politiche e azioni concrete per la riduzione drastica delle emissioni di CO2".
    "Il rapporto Città Clima fotografa ancora una volta l'aumento costante degli eventi estremi; oltre alla mitigazione servono quindi azioni efficaci di adattamento - aggiunge Giorgio Querzoli, responsabile scientifico di Legambiente Sardegna - Al 30 novembre, gli invasi sardi erano pieni solo per il 39,35%, con una diminuzione di più del 10% rispetto alla pur grave situazione nello stesso periodo dello scorso anno. Una situazione incompatibile con il 51% di dispersione della nostra rete idrica. Bisogna diminuire drasticamente le perdite lungo la rete e ridurre gli sprechi attraverso il riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, introducendo l'agricoltura di precisione e sfruttando la sinergia con gli impianti agrivoltaici per ombreggiare e ridurre l'evaporazione di acqua dal suolo".
   
   

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