Trentacinque anni fa, il 6 agosto 1980, il procuratore capo di Palermo, Gaetano Costa, fu ucciso a colpi di pistola a Palermo, mentre intorno alle 19.30 si trovava da solo e senza scorta davanti a una bancarella di libri nella centralissima via Cavour. Fu raggiunto alle spalle da tre colpi di pistola e l'omicidio, di chiaro stampo mafioso, tutt'ora non ha un colpevole. Domani il magistrato sarà ricordato a Palermo con una messa alle 10, a San Giovanni dei Napoletani, e con la deposizione di una corona di fiori in via Cavour, alle 11, davanti alla lapide che lo ricorda.
L'8 maggio dell'80 Costa aveva firmato di proprio pugno la convalida degli arresti di 55 mafiosi, in testa Rosario Spatola, fermati quattro giorni prima, subito dopo l'uccisione del capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Quel gesto coraggioso, accompagnato da un nuovo impulso nelle indagini di mafia che metteva in naso sui rapporti bancari dei boss, portò Cosa nostra a uccidere il magistrato. Costa aveva messo gli occhi anche sugli appalti al Comune di Palermo, a partire da quello su sei scuole in mano a ditte facenti capo a Rosario Spatola, di cui si era occupato anche il presidente della Regione Piersanti Mattarella che mandò un ispettore regionale in municipio per fare chiarezza su quella vicenda. Mattarella fu ucciso 7 mesi prima di Costa, il 6 gennaio 1980.
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