E' morto per le percosse e i maltrattamenti subiti in Libia, dove era stato costretto a lavorare senza cibo né acqua, il ragazzo somalo deceduto ieri a bordo della nave Dignity di Medici senza frontiere. Lo hanno riferito alcuni dei 302 migranti soccorsi dall'imbarcazione di Msf. Il ragazzo, che aveva 15 anni, è morto in seguito a un arresto cardiocircolatorio provocato dalla condizioni critiche di salute causate dai maltrattamenti subiti.
Save the children, troppi minori vittime abusi - "Dalle testimonianze che raccogliamo ogni giorno nei porti dove sbarcano i migranti soccorsi nel Canale di Sicilia da parte di minori, spesso non accompagnati, abbiamo purtroppo la conferma di abusi e maltrattamenti di ogni tipo subiti in Libia prima della loro partenza". Lo afferma Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save the children, commentando la morte del ragazzo somalo deceduto a bordo della nave Dignity di Medici senza Frontiere in seguito alle percosse e ai maltrattamenti avvenuti in Libia, dove sarebbe stato costretto a lavorare senza cibo né acqua. "Purtroppo - osserva la portavoce dell'organizzazione - il caso di questo ragazzo somalo non è isolato. In questi mesi abbiamo ascoltato i racconti di tantissimi minori e tutti ci hanno parlato delle condizioni atroci in cui sono stati costretti a vivere, nei centri di detenzione libici o nei luoghi dove i trafficanti concentrano i migranti prima di imbarcarli. Proprio i minori e le donne sono vittime del numero maggiore di abusi, perché sono le persone più deboli e vulnerabili".
Soccorsi 120 migranti al largo della Libia - Circa 120 migranti (di cui 2 bambini e 47 donne, delle quali 5 incinte), che si trovavano a bordo di un gommone a circa 40 miglia a nord delle coste libiche, sono stati soccorsi poco fa da due motovedette della Guardia costiera di Lampedusa che fanno parte dell'operazione Frontex. L'operazione è stata coordinata dalla Centrale operativa della Guardia Costiera di Roma, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
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