"Palermo Atlas" è una chiave di
lettura della città, uno strumento di mediazione. L'architetto
Ippolito Pestellini Laparelli, coordinatore del progetto per
OMA, illustra un percorso di conoscenza che vede Palermo come
parte di un sistema di geografie allargate, reso sensibile oggi
come un tempo dai movimenti delle persone: nel nostro secolo,
soprattutto, migranti e gruppi turistici. E ' un itinerario
ideale attraverso un immaginario urbano fluido quello tracciato,
che prende le mosse dalla rappresentazione della città: dalla
Tabula Rogeriana di Al Idrisi, alla Stele funeraria quadrilingue
di Anna conservata al Palazzo Reale, ai funerali di Guglielmo
II, per giungere alle immagini e ai racconti del Grand Tour fino
agli spazi segreti dei suoi nuovi abitanti che offrono
sorprendenti visioni di sincretismo religioso. "Palermo", spiega
Pestellini Laparelli, "è la città più interessante d'Italia.
Luogo di accoglienza e di diaspora, centro di passaggio,
testimonia le condizioni con cui si confronta il mondo intero".
Per leggere la realtà contemporanea lo studio ha adottato
diverse chiavi narrative. La prima è il cinema con i film girati
dagli anni trenta in poi. La produzione cinematografica divisa
per sezioni (mafia, aristocrazia, politica, religione) è stata
trasformata in un database che racconta come sono state
organizzate le location, i percorsi dei personaggi di film
chiave attraverso la città, mai concentrati solo nel centro
storico ma svolti nell'intera città, e le testimonianze di chi
ha ripreso e rappresentato la città. Gli altri elementi
utilizzati per costruire il viaggio palermitano di Manifesta
sono dagli archivi privati che raccolgono memorie della città
moderna, le architetture incompiute, mai costruite o abbandonate
e i giardini, visti quali immagini inedite e felici di
migrazioni di specie.
Il progetto è stato definito in circa 3 mesi, un sasso nello
stagno le cui onde si dovrebbero propagare fino a divenire piani
a lungo termine. In questo senso Manifesta avrà il ruolo di
catalizzatore di nuova vita in diversi punti della città. Non
dovrebbe essere soltanto una mostra, dunque, ma un'eredità da
lasciare a Palermo.
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