Fraseggio di estrema eleganza,
gesto raffinato, tecnica e virtuosismo strabilianti mai gridati
ma usati come mezzo: è Sergej Krylov, violinista e direttore di
acclarata fama, chiamato in scena al Politeama Garibaldi
(venerdì 5 ore 21.00 - sabato 6 novembre ore 17.30) per il
secondo appuntamento della Stagione di Concerti 2021/2022
dell'Orchestra Sinfonica Siciliana. La presenza di Krylov
conferma il grande respiro della programmazione della direttrice
artistica, Gianna Fratta, che la scorsa settimana è salita sul
podio per l'inaugurazione - illuminata dalla presenza di Martha
Argerich - di una Stagione alla pari di quelle proposte dalle
più rinomate istituzioni internazionali.
Negli appuntamenti del 5 e 6 novembre, Krylov proporrà un
programma che dall'intenso lirismo romantico del Concerto per
violino e orchestra in mi minore op. 64 di Felix Mendelsshon
passerà ai grandi affreschi sonori e timbrici della Sinfonia n.
15 di Dmítrij Šostakóvič. Eseguito per la prima volta
dall'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia il 13 marzo 1845, il
Concerto per violino e orchestra op. 64 è uno tra i capisaldi
della letteratura per lo strumento e fu scritto dal compositore
tedesco per un suo caro amico, il violinista Ferdinand David che
ne seguì anche la gestazione, dando indicazioni a Mendelssohn in
particolare per la stesura della parte solistica. Eseguita l'8
gennaio 1972 nella Sala Grande del Conservatorio di Mosca, la n.
15 è l'ultima Sinfonia composta da Dmítrij Šostakóvič ed è
identificativa della sua specificità linguistica e espressiva.
Infatti qui si possono ritrovare la predilezione per le grandi
masse sonore, la minuziosa elaborazione tematica, la
valorizzazione dell'andamento ritmico, nonché quel tono a volte
caricaturale e umoristico, seppur scandito da un tono pensoso e
meditativo, che il compositore russo adotta spesso nella sua
poetica. La Sinfonia si apre con un andamento brioso e
scoppiettante, che mostra una varietà timbrica quasi
sbeffeggiante dove chiaro è il riferimento al rossiniano
Guglielmo Tell, per concludersi con l'Adagio in cui risuona
un'altra citazione, quella della Marcia Funebre del wagneriano
Sigfrido.
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