I carabinieri del Ros hanno arrestato a Palermo Giuseppe Guttadauro, detto "il dottore", già primario dell'ospedale Civico di Palermo - già finito in carcere 22 anni fa, esponente di spicco di Cosa nostra palermitana, coinvolto in passato nell'inchiesta sulle talpe alla Dda in cui fu indagato l'ex presidente della Regione Totò Cuffaro - e il figlio del medico, Mario Carlo Guttadauro.
Le indagini hanno svelato, tra l'altro, il ruolo di Giuseppe Guttadauro in un maxitraffico di stupefacenti. Guttadauro avrebbe organizzato un commercio di droga con l'estero, finanziato da alcuni palermitani, aprendo un canale per l'acquisito della cocaina con il Sud America e con un albanese per il rifornimento di hashish. L'organizzazione avrebbe potuto contare su un assistente di volo, in rapporti con Guttadauro, che avrebbe dovuto trasportare 300 mila euro in Brasile nel momento in cui il carico di droga dal Sud America fosse arrivato in Olanda.
Inoltre le indagini sul 'dottore' hanno rivelato le frequentazioni di ambienti facoltosi della Capitale. Sarebbe intervenuto, con la promessa di un lauto compenso, per risolvere un contenzioso da circa 16 milioni di euro che una ricca donna romana aveva con un istituto bancario. Guttadauro non avrebbe esitato a prospettare la possibilità di usare la violenza se il suo intervento non fosse riuscito a dirimere la vertenza. Guttadauro avrebbe, in quel caso, incaricato qualcuno di malmenare chi avrebbe ostacolato la soluzione della vicenda.
Le intercettazioni mostrano anche altri aspetti del personaggio, come le aspre critiche mosse dal medico mafioso verso le nuove generazioni di mafiosi, innescate dalla notizia della collaborazione con la giustizia di Francesco Colletti, uomo d'onore poi pentito. Guttadauro, nei suoi dialoghi, si diceva preoccupato per le rivelazioni di un altro pentito, Filippo Bisconti, e parlava dell'esigenza, rappresentata apertamente al figlio, di "evolversi" pur rimanendo ancorati ai principi di Cosa nostra.
Giuseppe Guttadauro (per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari) e il figlio Mario Carlo (finito in carcere) sono accusati di associazione di tipo mafioso. Ai due viene contestata l'appartenenza alla famiglia di Cosa nostra di Palermo-Roccella (inserita nel mandamento di Brancaccio-Ciaculli) e l'intervento sulle più significative dinamiche del mandamento mafioso di Villabate-Bagheria.
Nell'ambito della stessa indagine sono indagati altri soggetti palermitani, tre dei quali sono considerati affiliati alla famiglia di Palermo-Roccella e due, in concorso con Mario Carlo Guttadauro, di lesioni aggravate.