"A causa della perdurante siccità,
molti di noi ci stiamo vedendo costretti a forzare la caduta di
gran parte dei frutti in fase di maturazione dagli alberi.
Purtroppo non abbiamo altra scelta per provare quanto meno a
salvare le piante": lo dice Pasquale Mortillaro, uno dei circa
cento produttori di pesca di Bivona (Agrigento), eccellenza
agroalimentare che caratterizza il 70% delle coltivazioni
agricole dei Monti Sicani, situati tra l'entroterra agrigentino
e la parte meridionale della provincia di Palermo.
Una coltivazione che, nel corso degli anni, si è potuta
affermare sui mercati grazie anche alla possibilità di ricorrere
alla diga Castello per le necessarie irrigazioni dei pescheti.
Ma la crisi idrica, e l'attuale utilizzo destinato
esclusivamente agli usi civici dell'acqua contenuta in
quell'invaso, stanno mettendo a repentaglio questa produzione di
alta qualità, che garantisce il reddito a numerose famiglie del
territorio.
"Ecco perché - aggiunge Mortillaro - stiamo facendo ricorso a
questo diradamento indotto delle nostre piante. Ed è un vero
peccato. Ma è un'operazione necessaria, che speriamo servirà ad
alleggerire gli alberi di pesco, confidando che sopravvivano e
che possano mantenere la produttività nel momento in cui questa
emergenza idrica sarà cessata".
La conseguenza di questa operazione sarà un raccolto di
pesche che quest'anno sarà ridotto di almeno l'80% rispetto agli
anni scorsi, e il prodotto sul mercato sarà anche
inevitabilmente costosissimo.
Questione questa che, recentemente, ha visto il sindaco di
Bivona Milco Cinà annunciare la possibile consegna, in segno di
protesta, della fascia tricolore al prefetto di Agrigento e al
presidente della Regione.
"Ogni pianta di pesco - spiega ancora Mortillaro -, in
condizioni di normalità è in grado di produrre almeno 40 kg di
frutti. Questa estate, invece, dopo il trattamento di cascola
forzata, la produzione non potrà essere maggiore ai 5
chilogrammi per albero".
L'irrigazione di soccorso dalla diga Castello, già
autorizzata dall'Autorità di bacino, viene considerata
insufficiente alla risoluzione del problema per la stagione in
corso. "Per salvare poderi, piante e aziende agricole - conclude
il produttore agricolo - di irrigazioni di soccorso questa
estate ne servirebbero almeno tre".
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