(di Franco Nuccio)
Cos'era mai Mazzallakkar? Un
fortino arabo che proteggeva dal basso il castello di Zabut
arrampicato sulla collina? Un presidio più tardo, dopo l'anno
Mille, quando l'antica Sambuca era già nata, magari sorto su
un'architettura preesistente? Oppure, come ipotizzano gli
storici di recente, una masseria fortificata cinquecentesca che
i nobili Perollo, i signori della zona, avevano costruito sullo
stile dei castelli maltesi, nell'isoletta dove avevano
possedimenti? Già il nome, a sentirlo pronunciare, evoca veli,
spezie, mercanti, profumi, sete e incensi. Ma la storia del
fortino che ogni sei mesi riemerge dall'acqua placida del lago
Arancio (altro nome delizioso), è ancora tutta da scrivere.
Siamo in un lembo autentico di Sicilia, in una zona dove i
tramonti si tingono facilmente di rosa: qui arriveranno il 17 e
18 luglio Le Vie dei Tesori: dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20
si potranno raggiungere la riva del lago e il fortino. La visita
guidata partirà dalla Cantina Ulmo di Planeta, affacciata sul
lago Arancio. Il 15 l'inaugurazione con l'assessore
regionale ai Beni culturali e Identità siciliana Alberto Samonà,
il sindaco di Sambuca Leo Ciaccio, il vicesindaco Giuseppe
Cacioppo, l'amministratore delegato di Planeta, Alessio Planeta,
il presidente della Federazione Strade del Vino di Sicilia, Gori
Sparacino, il soprintendente ai Beni culturali di Agrigento
Michele Benfari, il presidente della Fondazione Le Vie dei
Tesori Laura Anello con tutto il suo gruppo di lavoro.
Le immagini raccontano il luogo, dal cielo, dall'acqua, dai
vigneti. È stata anche un'occasione per inaugurare il nuovo
percorso tra i filari realizzato da Planeta e un allestimento
del Country Museum Iter Vitis con 16 pannelli illustrativi che
raccontano la storia recente di Mazzallakkar, dell'agrumeto
scomparso inghiottito dalle acque. Una foto dall'archivio
Planeta scattata tra 1925 e il 1932 mostra una porta del
fortino scomparsa orientata verso Sambuca. A Sambuca è stata
invece scoperta una scultura simbolica che racconta il borgo:
una lumaca dello scultore Enzo De Luca, che sembra salire su uno
dei muri di Palazzo Panitteri: un inno al vivere lento nei
borghi, al fermarsi e godere delle piccole cose.
Ma l'attenzione è stata calamitata sopratutto dall'apertura
al pubblico di Mazzallakkar. Fu proprio l'invaso artificiale,
costruito a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso nella
vallata conosciuta come la "Zona dei mulini", a sommergere il
fortino quando era ancora in buono stato di conservazione.
Adesso, con il progressivo abbassamento del livello del lago,
insieme alle torri che già svettavano dall'acqua, sono
ricomparse anche le mura fortificate, a raccontare il tempo in
cui le carovane in marcia si fermavano proprio qui a cercare
ristoro. L'antica conformazione squadrata con le torri, è
rimasta intatta e riemerge in estate, creando un luogo di
straordinaria e misteriosa bellezza. Come ha sottolineato anche
l'assessore ai Beni Culturali Samonà, il quale ha annunciato la
decisione di finanziare una campagna di scavi nel 2022 da
affidare alla Soprintendenza di Agrigento, "queste pietre
parlano, raccontano la nostra storia, sono la nostra memoria che
guarda anche al futuro. E questo luogo magico merita di essere
riscoperto e valorizzato".
E l'amministrazione comunale di Sambuca, contando sul
richiamo di questa storia unica, vuole adesso valorizzare non
solo Mazzallakkar ma tutta la zona attorno al lago Arancio dove
sono state scoperte anche delle grotte preistoriche con graffiti
che risalgono a 15mila anni fa e un palmento dove gli antichi
greci producevano il vino già 2.500 anni fa.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA