(ANSAmed) - PAESTUM (SALERNO), 31 OTT - ''Non abbiamo prove
tangibili, ma sappiamo che lo Stato Islamico (Isis) vende beni
archeologici per acquistare armi e finanziare azioni
terroristiche''. A lanciare l'allarme e' Mounir Bouchenaki,
consigliere speciale del direttore Unesco, Irina Bokova, e
direttore generale dell'Arab Center for World Heritage
dell'Unesco con sede a Manama.
Solo dieci giorni fa - ricorda Bouchenaki parlando con
ANSAmed, a margine della 17/a Borsa Mediterranea del Turismo
Archeologico di Paestum - il direttore generale della
Organizzazione mondiale delle Nazioni Unite per l'Educazione, la
Scienza e la Cultura "ha istituito una task force per l'Iraq e
il traffico illecito di opere. E insieme al Comando dei
Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, che ha più
di 40 anni di esperienza, alle autorità francesi e all'Interpol,
stiamo cercando di lavorare per stringere il cerchio e capire
chi immetta sul mercato questi beni, la loro provenienza e
soprattutto a quali mercati siano diretti".
Insieme ai rapimenti a scopo di estorsione e alla vendita di
petrolio, anche la vendita di beni archeologici trafugati dalla
Siria e dall'Iraq figura tra le fonti di guadagno per i
jihadisti dell'Isis. ''Nessuna prova formale in grado di
inchiodare gli estremisti dello Stato islamico - ripete
Bouchenaki - ma il lavoro attuale della task force è individuare
le filiere e capire dove finiscono i soldi''.
Terrorismo e instabilità politica, e di conseguenza crescita
esponenziale del mercato nero, sono le piaghe che colpiscono il
patrimonio di Iraq, Siria, ma anche in Libia, Yemen e Libano,
''che attualmente sono i Paesi che piu' ci preoccupano''.
Altro dato allarmante, sottolinea Bouchenaki, è l'allargarsi
delle piazze su cui vengono venduti questi reperti trafugati
illegalmente. Non soltanto Svizzera e Gran Bretagna. ''Oggi nei
Paesi del Golfo, in particolare gli Emirati con Abu Dhabi e
Dubai, esistono compratori con grosse somme di danaro che
purtroppo acquistano questi beni''. (ANSAmed).
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