E' "morto" e "resuscitato" ormai diverse volte padre Paolo Dall'Oglio, 60enne gesuita italiano scomparso più di due anni fa in Siria, forse nelle mani dello Stato islamico (Isis). La notizia odierna è che "due disertori" del gruppo jihadista affermano di averlo visto "vivo" a fine agosto in una prigione di Raqqa, la capitale dell'Isis nel nord della Siria. Non vi sono conferme da parte del governo italiano. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha ricordato che "purtroppo in occasioni precedenti notizie simili si sono rivelate infondate. Tuttavia non abbiamo mai smesso di cercare e lavorare in tutte le direzioni". Dal 29 luglio 2013, giorno della sua scomparsa, sulla sorte di Dall'Oglio non si hanno mai avute notizie certe: nessuna prova in vita ha accompagnato le numerose dichiarazioni di sedicenti testimoni, informatori, negoziatori, disertori di quello o quell'altro gruppo armato che lo hanno descritto "ucciso", "giustiziato", "ferito a una gamba", "vivo in buone condizioni di salute", "trasferito in una prigione del sud-ovest della Siria", "portato nell'est siriano". L'ultima "verità" è attribuita a due non meglio precisati disertori dell'Isis, citati dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), la piattaforma che dal 2007 monitora le violazioni nel Paese e che dal 2011 è diventato il principale canale informativo dei grandi media occidentali dall'interno della Siria. L'Ondus, il cui direttore Rami Abderrahman è un esule siriano basato in Gran Bretagna, afferma di avvalersi di una fitta rete di ricercatori sul terreno che lavorano in clandestinità.
Numerosi giornalisti e osservatori siriani hanno più volte sollevato dubbi sull'autenticità delle informazioni riferite dall'Ondus, che in molti casi si sono poi rivelate fondate. Secondo i due disertori jihadisti, Padre Paolo Dall'Oglio, che tra pochi giorni compirà 61 anni, è tenuto in una prigione a ovest di Raqqa, conquistata nella primavera del 2013. A fare la guardia alla sua cella ci sarebbero due membri uzbeki dell'Isis.
Nei giorni scorsi, il patriarca dei Caldei, monsignor Louis Raphael Sako aveva detto di ritenere che Dall'Oglio sia "vivo".
Anche Sako aveva ammesso di non avere notizie certe, così come ha più volte detto il Nunzio Apostolico a Damasco, monsignor Mario Zenari. Prima di scomparire a Raqqa nel 2013, il gesuita romano aveva passato un periodo di esilio dalla Siria impegnandosi per sensibilizzare le opinioni pubbliche arabe e occidentali sulla tragedia siriana. Si era trasferito per alcuni mesi al monastero di Suleimania, nel Kurdistan iracheno e che fa parte della stessa comunità fondata da Dall'Oglio nella Siria centrale. Padre Paolo era arrivato in Siria negli anni '80 e da allora era rimasto tra Damasco e le rovine dell'antichissimo convento di San Mosé l'Abissino (Mar Musa), risalente ai primi secoli della cristianità. Dagli anni '90 Dall'Oglio aveva promosso, tra l'altro, incontri di dialogo islamo-cristiano tra le comunità siriane e mediorientali. Con lo scoppio delle proteste popolari anti-governative nel 2011 e la conseguente sanguinosa repressione delle autorità locali, Padre Paolo aveva assunto un atteggiamento esplicitamente critico del governo di Damasco, fino a esser di fatto espulso nel giugno 2012. Un anno dopo, il gesuita romano scompariva nel buco nero della Raqqa jihadista.
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