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Dal delitto Montesi a quello Cesaroni, i cold case d'Italia

Dal delitto Montesi a quello Cesaroni, i cold case d'Italia

I casi irrisolti e gli elementi in mano agli investigatori

27 febbraio 2016, 18:53

di Lorenzo Attianese

ANSACheck

Il cadavere di Wilma Montesi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il cadavere di Wilma Montesi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il cadavere di Wilma Montesi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Impronte, dna, testimonianze opache, negligenze investigative e tracce sparse ovunque. Ma senza un filo conduttore che conduca all'epilogo: sono gli indizi che portano all'ultimo capitolo non ancora scritto sui delitti italiani irrisolti. Da Simonetta Cesaroni a Wilma Montesi, sono diversi i nomi delle vittime senza assassino. 

E' ancora aperta la caccia al killer di Serena Mollicone, la vittima del cosiddetto 'delitto di Arce'. Il corpo della 18enne, originaria di Isola Liri, fu ritrovato nel boschetto di Fontecupa, aveva le mani ed i piedi legati e la testa coperta da un sacchetto di plastica. Mistero sul possibile testimone chiave della vicenda: pochi giorni prima di essere ascoltato dalla Procura, un brigadiere di 50 anni si suicidò. Secondo alcune ipotesi l'uomo sapeva che la ragazza si era presentata in caserma per denunciare un traffico di droga in cui erano coinvolti figli di personalità importanti. La busta di plastica con la quale hanno soffocato Serena sarebbe 
stata recentemente riesaminata.

A non aver ancora un colpevole è il triplice omicidio avvenuto a Napoli nel 1975, noto come la strage d Caravaggio. All'interno di un appartamento furono trovati i cadaveri di Domenico Santangelo, 54 anni, la sua seconda moglie Gemma Cenname, 50 anni, e la figlia di lui, Angela Santangelo, 19 anni. Persino il cane fu soffocato con una coperta. Dai rilievi, emersero indizi sulle impronte delle scarpe e quelle digitali su una bottiglia di whisky, appartenenti a Domenico Zarrelli, nipote di Gemma Cenname e figlio di un presidente di Corte d'Appello. Zarrelli fu poi assolto in Cassazione. Alcuni corpi del reato sono ora divenuti inutilizzabili per ulteriori indagini scientifiche.

E' ancora una ferita aperta nel mondo della militanza politica, il delitto Verbano del 1980 e quello Di Nella del 1983, epoca degli anni di piombo. Trentasei anni fa, tre giovani armati e con un passamontagna entrarono con una scusa a casa del 18enne estremista di sinistra Valerio Verbano, spacciandosi per suoi amici. Dopo aver legato e imbavagliato i genitori nella stanza da letto, aspettarono il giovane al rientro da scuola per poi ucciderlo dopo una colluttazione. Nella casa, i killer in fuga lasciarono un passamontagna, un guinzaglio per cani, una pistola calibro 38 e degli occhiali da sole. Tre anni dopo fu ucciso, sempre nella Capitale, Paolo di Nella, il militante del Fronte della Gioventù morto in seguito a un'emorragia celebrale causata dall'aggressione di ignoti.

Nel 1971 il delitto della Cattolica: Simonetta Ferrero, 26 anni, fu accoltellata 33 volte ferite all'interno di uno dei bagni dell'Università Cattolica di Milano. Secondo gli inquirenti il killer aveva agito in un momento in cui l'ateneo era deserto. Tra gli indizi, un fazzoletto, uno straccio e un indumento blu. Diversi anni dopo fu sospettato un religioso accusato di aver importunato in quel periodo delle ragazze in quell'università, ma non ci fu alcuna conferma.

Quello più controverso e dibattuto dai media è il delitto di via Poma. In un torrido agosto del 1990 a Roma, all'interno dell'ufficio dell'Associazione italiana alberghi della gioventù, venne trovato il cadavere nudo della ventenne Simonetta Cesaroni, trafitta probabilmente da 29 colpi di un tagliacarte. La sorella Paola, preoccupata perché Simonetta non rincasava, diede l'allarme assieme al fidanzato: sul posto arrivarono anche il datore di lavoro della vittima, Salvatore Volponi e il figlio. Inizialmente le indagini ruotarono attorno al portiere dello stabile Pietrino Vanacore, morto suicida pochi anni fa. Nel 2007 Raniero Busco, ex fidanzato di Simonetta, venne indagato per omicidio volontario, dopo una serie di rilievi sul suo dna e le tracce biologiche su corpetto e reggiseno della ventenne, oltre ad un presunto morso sul capezzolo sinistro di Simonetta. Dopo una serie di vicende processuali, Busco è stato assolto dalla Cassazione nel 2014.

Tornando più indietro nel tempo, nel 1955, l'omicidio della trentenne domestica Antonietta Longo a Castel Gandolfo, fu uno di quei delitti senza soluzione che suscitò orrore. Il cadavere senza testa della donna fu trovato sulle rive del lago di Albano. La testa non venne mai ritrovata. Secondo i rilievi del medico legale, la donna aveva avuto un recente aborto. Tra le ipotesi, c'era quella che l'assassino potesse essere un medico o un chirurgo. Come quello di Antonietta Longo, tra i cold case più lontani nel tempo, che risalgono ad oltre 60 anni fa, ci sono quello di Wilma Montesi a Torvaianica, che coinvolse personaggi di spicco. Ma anche in questo caso il colpevole non ha mai risposto all'appello.

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