"Quest'anno avrò visitato da nord a sud oltre 100 città. Raccontare il mio mestiere, ciò che ho visto nel mondo con i miei occhi mi fa stare bene. Il contatto con le persone, la possibilità di restituire loro ciò che mi è capitato di vivere in questi mesi e anni di lavoro e viaggi in Medio Oriente e Africa mi dà una sensazione di sollievo, mi svuota. So che dovrò dare tutto me stesso per rendere chiaro ciò che voglio dire, per far arrivare il grido di aiuto di migliaia di bambini e popoli indifesi dritto nelle teste di chi mi ascolterà, come una freccia ardente voglio colpire i loro cuori, trafiggerli, farli sentire dentro le cose orrende e meno orrende che ho visto, far crescere le loro consapevolezze, renderli cittadini reali di un mondo che non viaggia solo in tv". E' questo il "giorno dopo", un'importante esperienza umanitaria, la scelta giusta, secondo Andrea Iacomini. E il portavoce di Unicef Italia lo racconta nel suo primo romanzo, a metà tra autobiografia e fiction, in libreria dal 14 maggio.
"Il Giorno dopo", edito da Ponte Sisto, comincia e finisce su una panchina di Villa Borghese, dove il protagonista Enrico decide di rifugiarsi a seguito di una proposta politica a cui è molto difficile rinunciare. Sedersi e riflettere permetterà ad Enrico di ripercorrere tutta la sua vita. Dall'incontro con un giovanissimo Renzi, quando entrambi lottavano per far valere i loro ideali all'interno del Movimento giovanile, al "lungo e deludente impegno politico" (tratto da un'esperienza personale dello scrittore). Dalla decisione di abbracciare l'impegno umanitario fino al viaggio nel campo profughi di Zaatari e all'innamoramento "platonico e fugace" per la giovane volontaria siriana, Iman, che gli svelerà il segreto del "giorno dopo", della scelta giusta.
Enrico - rivela l'autore - non è un super-eroe che salva le vite dei bambini, ma un uomo come tanti con un passato che non si vergogna di raccontare, fatto di aneddoti familiari, sentimentali, scolastico-universitari e politici. Come l'incontro, al Movimento giovanile, con quel "ragazzo di Firenze particolarmente agitato", che - si legge nel libro - "guidava a ben vedere la rivolta dei delegati fiorentini contro quell'accordo a tavolino". "Io mi unii a lui e molti altri nella protesta", ricorda Enrico, "mentre il ragazzo di Firenze proseguiva la sua protesta ad alta voce, senza fermarsi un minuto. Quel ragazzo, negli anni successivi, fece una carriera brillante e oggi guida da Presidente del Consiglio il nostro Paese. Quando, qualche anno fa, l'ho rincontrato per motivi di lavoro a Firenze era già una star, sindaco della sua città. Mi ha sorriso quando gli ho timidamente ricordato alcuni personaggi di quegli anni di Movimento Giovanile ma immagino avesse ben altre cose a cui pensare per la testa e ci siamo salutati molto sbrigativamente".
E adesso per Enrico si prospetta un ritorno in politica. Ma sarà la lettera di una madre siriana al figlio morto in mare a decidere per lui. Tutto può aspettare di fronte alla morte di bambini in mare. Tutti devono avere un giorno dopo, quello in cui finiranno le guerre e si potrà tornare a casa, quello in cui si potranno fare nuove scelte da cui ricominciare a vivere. Il romanzo verrà presentato in anteprima al Festival L.INK (Luchetta incontra) di Trieste il prossimo 23 aprile.
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