"Siamo uomini, padri, figli, nipoti. In quel momento vedevamo quella popolazione come la nostra": è lapidario l'appuntato scelto Cristian Saputelli, uno dei primi carabinieri e mettere piede a Pescara del Tronto, dove alle 3.36 del 24 agosto sembrava essere esplosa una bomba atomica. Le scosse violente, i crolli, la polvere e il buio pesto non hanno fermato né lui né i suoi commilitoni: si sono messi a scavare tra le macerie, a mani nude, hanno salvato intere famiglie, bambini, anziani, padri e madri. Arrivano nel paese poco dopo la prima violenta scossa, sono in quattro. Romolo De Matteis, Daniele Bruni, Fabrizio Traini e Saputelli appunto. Sono della compagni di Ascoli Piceno. Con loro ci sono anche 30 unità del Corpo forestale dello Stato, che si guadagneranno anche loro il titolo di 'eroi'.
De Matteis ha fatto anche impazzire il web: una foto - scattata da un forestale, Fabio Di Benedetto - lo ha immortalato coperto di polvere e visibilmente provato in mezzo alle macerie durante le operazioni di soccorso. I due si davano il cambio per strappare dalle macerie i sopravvissuti. "Era ancora notte fonda. Il paese era raso al suolo", racconta all'ANSA l'appuntato scelto De Matteis, accanto al collega Bruni, eroe come lui. "Un papà ci è venuto incontro. Suo figlio piccolo era vivo ma intrappolato. La terra tremava, siamo arrivati vicino a dove era crollata la casa di questo padre. La zia del piccolo era rimasta uccisa, schiacciata dai detriti. Abbiamo utilizzato tutto quello che c'era, tubi, pezzi di ferro. Dopo un'ora ci siamo riusciti, lo abbiamo salvato".
I due salvano un'altra persona ancora, poi si separano e corrono nelle zone del paese più martoriate. Da sotto le macerie arrivano grida strazianti. Una nonna con due bambini è sepolta, anche lei intrappolata, con accanto il nipotino di 4 anni. De Matteis, gli uomini della Forestale che sono presenti in forze, i Vigili del Fuoco iniziano a scavare. La prima a essere estratta è la signora, "si chiama Vitaliana, lo ricordo ancora" - dice commosso De Matteis -. Con il corpo aveva fatto scudo al piccolo: carabinieri, forestali e vigili proseguono senza sosta. Arrivano anche i poliziotti e altri volontari. Alla fine il piccolo è salvo, "grazie a tutti i nostri colleghi", forestali in testa, continua De Matteis, che ha estratto il bimbo con un vigile. "Ricordo l'abbraccio immenso del padre del bambino, il figlio della signora Vitaliana". Sono immagini che "non scorderò mai". I commilitoni Saputelli e Traini intanto si concentrano in un'altra zona del paese. Chiamano altri soccorsi, salvano almeno tre persone.
"Abbiamo cercato di fare il possibile e anche l'impossibile". A qualche chilometro da Pescara del Tronto, Arquata è devastata dal terremoto, anche se con un impatto minore rispetto alla frazione. Qui c'è il comandante della stazione, il maresciallo capo Vincenzo Albanesi, con il vice, il maresciallo Massimo Sebastiani. "Non riuscivamo a entrare perché i massi avevano bloccato l'accesso", ricorda Albanesi. I due militari riescono a passare a piedi. Arriva la seconda scossa che scatena i crolli. Poi arrivano le urla, la polvere, lo scenario apocalittico che ha segna la memoria di tutti, vittime e soccorritori. Albanesi e Fabiani sfondano una porta vicino alla caserma, e salvano due anziani. In piazza Umberto I si sono radunati tanti abitanti, ma urlano anche loro, non sanno cosa fare , i crolli continuano e non sanno dove andare. Viene organizzata l'evacuazione immediata, mentre arrivano altri soccorritori che iniziano a estrarre i sopravvissuti. Alla fine il paese conterà tre morti, il massacro è stato sventato. La storia del terremoto nel comune di Arquata si arricchisce con i nomi di altri angeli, altri eroi, di miracoli e imprese al limite dell'impossibile.
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