Nell'hotel Relax di San Benedetto del Tronto, dove si sono trasferiti circa 200 sfollati di Accumoli, c'è anche Franco Lalli. E' appena rientrato dalla frazione di Amatrice. Franco lavora in un salumificio. ''Ci portano tutti i giorni in azienda con un bus e alla sera rientriamo per stare in albergo con i nostri figli che invece al mattino vanno a scuola qui a San Benedetto. Che fine faremo? E chi lo sa. Credo che per i prossimi sette mesi staremo qui in hotel. Stiamo bene, ma è sempre un albergo, non è casa mia, dove speriamo di tornare prima possibile''. In un altro albergo vicino sono alloggiati gli anziani genitori di Franco. Sono turbati, la lontananza da casa è pesante. ''In albergo stiamo bene, solo che io non posso mangiare tutto'' dice Florido Lalli. Sua moglie Antonia non vede l'ora di andarsene: ''vorremo rientrare a casa ma non ce lo fanno fare. Per noi la nostra casa è la vita. Riportateci lì''.
Ma non tutti gli sfollati di Accumoli sono in albergo. Alcuni hanno trovato accoglienza presso amici o parenti. ''La mia casa è rimasta in piedi, mi ha salvato la vita - racconta Riccardo Petrucci - ma è talmente danneggiata che non credo potrà essere sistemata. Ma il punto è un altro: io non so se riuscirò mai a tornare a vivere nella mia Amatrice con la mia famiglia''. Riccard è ancora sotto shock, a un mese dal sisma del 24 agosto. Insieme alla moglie, Roberta, e alla piccola Nicole, di 18 mesi, ha trovato riparo a Martinsicuro, nel Teramano, in un appartamento messo a loro disposizione da una zia di Roberta, venuta da Torino a portargli le chiavi di casa.
Una famiglia che ha dentro le ferite del terremoto. I genitori di Riccardo sono in un'altra abitazione, messa a loro disposizione da un'amica a Martinsicuro. Dove il futuro porterà a vivere questa giovane famiglia è un'incognita. Ma c'è una certezza: Roberta, insegnante precaria, è in maternità perché aspetta un bambino. Si trovava a Trisungo (Ascoli Piceno) quella notte, a casa dei genitori. ''Sono agli ultimi giorni di gravidanza; mia figlia Nicole avrà un fratellino e lo faremo nascere nell'ospedale di Ascoli Piceno, dove già mi seguivano'' racconta.
Nicole e il piccolo in arrivo sono il punto di ripartenza di Riccardo e Roberta. ''Al momento non mi vedo a tornare lì'' dice mostrando le foto sul cellulare che testimoniano la devastazione della palazzina di otto unità dove vivevano. Il suo lavoro è all'Aquila, ma ora preferisce stare con la famiglia. ''Sono un architetto e da quattro anni faccio assistenza ai cantieri della ricostruzione del dopo terremoto aquilano; stiamo operando nella 'zona rossa', ma andare al lavoro in questo momento per me non è possibile, come mi è difficile tornare a casa, ad Amatrice, o nel mio paese d'origine, Accumoli. Mi si chiude lo stomaco quando vado lì a prendere le cose lasciate in casa, non riesco a mangiare. La notte dormo con la luce accesa, ma il sonno non è più quello di prima'' confessa Riccardo.
I parenti stretti sono vivi, ma lui e la moglie hanno perso tanti amici. ''Tanti, fra i quali Andrea e Graziella, morti sotto il campanile crollato. Siamo cresciuti insieme, erano al nostro matrimonio''. Ritrovare una serenità possibile non è facile. ''All'inizio ho detto 'non voglio tornarci lì', e ora non so dove andremo a finire. Gli affetti sono ad Amatrice, ma non so se ce la farò a rientrare. Non riesco ad immaginare il nostro futuro, non è facile, tanto più che la situazione di Amatrice è ancora poco chiara, così come quella di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno). In ogni caso sono consapevole che non sarà a breve''.
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