Ancora kamikaze nelle chiese a Pasqua, stavolta nello Sri Lanka, per una delle stragi di cristiani più sanguinose degli ultimi anni. Peggiore anche dell'attacco avvenuto alla vigilia del Venerdì santo del 2015 in una scuola salesiana del Kenya quando un commando armato fece irruzione all'alba nel campus uccidendo, in 16 ore di sparatorie ed esplosioni, 147 persone, in gran parte studenti di fede cristiana, molti ancora addormentati nei dormitori. Poi c'è stata le strage di Lahore, in Pakistan, 72 morti il 28 marzo 2016, preceduta da quella di Kaduna, in Nigeria, 50 morti l'8 aprile del 2012 per mano dei terroristi di Boko Haram, e seguita da quella di Tanta e Alessandria in Egitto, nella Domenica delle Palme del 2017, il 5 aprile (45 morti).
Sono questi i più gravi massacri avvenuti negli anni recenti durante le messe e nei giorni in cui i cristiani nel mondo si riuniscono per celebrare la resurrezione di Cristo. Secondo gli ultimi dati della World Watch List - il Rapporto sulla persecuzione anti-cristiana nel mondo pubblicato dalla ong Porte Aperte, l'ultima volta a gennaio 2019 - sono molte migliaia i cristiani uccisi per ragioni legate alla loro fede ogni anno: 4.305 nel 2018, in crescita rispetto ai 3.066 del 2017, il maggior numero in Nigeria.
Nel 2018, si legge nel Rapporto, sono saliti a 245 milioni i cristiani perseguitati nel mondo. Sui 150 Paesi monitorati, 73 hanno mostrato un livello di persecuzione definibile alta, molto alta o estrema, mentre l'anno scorso erano 58. Tra i Paesi che rivelano una persecuzione definibile estrema, lo Sri Lanka è in 46/m a posizione. Al primo posto c'è la Corea del Nord, dove si stimano tra 50 e 70mila cristiani detenuti nei campi di lavoro per motivi legati alla loro fede. Anche Afghanistan (secondo posto), Somalia (terzo), Libia (quarto) si confermano tra i Paesi dove la vita per i cristiani è più difficile. In Asia, incluso il Medio Oriente un cristiano su 3 è definibile perseguitato. Un processo accelerato - indica il Rapporto - della situazione in Cina.
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