Il canto per Tiziana, un marito, una figlia e il lavoro per Valeria. Sono i modi in cui due donne con problemi fisici e di salute sono riuscite a riscattare la loro condizione ed avere un posto nella società nonostante gli scarsi sostegni da parte delle istituzioni. E a dimostrare che la disabilità non è un ostacolo.
Tiziana Civitani, 35 anni, di Guidonia, affetta da tetraparesi spastica, è diventata una cantante solista dei "Ladri di Carrozzelle" gruppo creato 30 anni fa che vanta anche una partecipazione al Festival di Sanremo e al concertone del 1 maggio.
Valeria Minotta, 49 anni, di Latina,colpita da fibrosi cistica, diagnosticata a 3 anni, è uan delle tre donne al mondo che dopo un trapianto polmonare è riuscita ad avere una figlia che oggi ha 9 anni. Nella giornata internazionale delle persone con disabilità hanno raccontato le loro storie per dare una speranza ai tanti che si fanno vincere dal pessimismo e dalla solitudine.
"La mia condizione - spiega Tiziana - è dovuta ad un errore medico: asfissia da parto. Sarebbe bastato un semplice cesareo, invece la prolungata assenza di ossigeno ha compromesso le aree dedicate al movimento". Tiziana non nasconde le difficoltà: " la mia vita è stata sempre una continua battaglia per dimostrare che sì sono in carrozzina ma la mia testa sta bene e funziona come quella di tutti gli altri, anche a scuola venivo sottovalutata". Nonostante ciò è riuscita a diplomarsi in ragioneria "è stata una scelta obbligata perché nel mio comune era l'unico istituto senza barriere architettoniche". Ha provato anche a laurearsi in psicologia "ho fatto cinque esami, ma è dura studiare da sola e non vivendo nel comune di Roma non ti offrono i servizi per frequentare l'università". Dieci anni fa è entrata nel gruppo musicale Ladri di carrozzelle "ma ho dovuto smettere per problemi di salute. Dal 2017 ho ricominciato ed è stato il mio riscatto personale, la mia soddisfazione intima, anche nei confronti di tutte le persone che non hanno creduto in me perché diversa. Mi vengono fornite soltanto otto ore di assistenza domiciliare a settimana, ma io mi devo alzare da letto tutti i giorni e soprattutto per gli spostamenti non sono libera di andare ad un cinema o fare una passeggiata in un centro commerciale".
A sacrificarsi per Valeria è stata la sorella, sposata, che per lei ha deciso di non avere un lavoro fisso "ma solo part time - spiega - per aiutarmi nei giorni in cui non ho l'assistenza domiciliare. E questo non è giusto. Ad un certo punto della mia vita ho avuto un lavoro in un call center e poiché mi doveva per forza accompagnare mia sorella pur di aiutarmi si è fatta assumere anche lei. Ma dopo un anno per problemi di salute ho dovuto abbandonato il lavoro. Ora cantare nelle piazze è la mia vita".
Anche Valeria Minotta si è riscattata: "Ci sono riuscita con le mie forze. Anche adesso combatto; chi come me ha subito il trapianto polmonare ha una aspettativa di vita di 10 anni, io l'ho fatto 22 anni fa e dopo mi sono costruita una famiglia: ho un marito, una figlia di 9 anni, la terza bambina al mondo nata da una donna che ha subito il trapianto polmonare e lavoro in una azienda di servizi".
Valeria è riuscita a diplomarsi in ragioneria a costo di grandi sforzi: "Andavo con l'ago infilato nel braccio. Poi ho cominciato un lavoro part-time, facevo le terapie tre volte al giorno: mi alzavo alle 6 facevo la terapia poi andavo a lavoro e alle 13.30 tornavo a casa, ricominciavo le cure per cercare di stare bene per altre tre ore. Le mie condizioni sono via via peggiorate e a 27 anni ho fatto il trapianto. Ora da due mesi sto affrontando una crisi di rigetto acuto, ma credo che la mia voglia di vivere superi tutte le cose, soprattutto non ho mai voluto la compassione di nessuno".
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