E' fissato per la prossima settimana, il 2 gennaio, l'interrogatorio di garanzia di Pietro Genovese, il 20enne accusato di duplice omicidio stradale per avere investito e ucciso con il suo Suv due sedicenni, Camilla Romagnoli e Gaia von Freymann, la notte tra sabato e domenica scorso in Corso Francia a Roma. Da ieri pomeriggio il giovane si trova agli arresti domiciliari su richiesta della Procura. Subito dopo Capodanno l'indagato affronterà l'atto istruttorio davanti al gip Bernadette Nicotra. Si tratterà del primo vero confronto con gli inquirenti dopo l'interrogatorio svolto nell'immediatezza dei fatti durante il quale Genovese, ancora in stato di choc, ha sostanzialmente affermato di non avere visto le due 16enni attraversare la strada.
Su quanto accaduto i genitori di Gaia rompono il riserbo osservato in questi giorni e tramite il loro legale, l'avvocato Giulia Bongiorno, chiedono "rispetto per il dolore e silenzio" ma annunciano che quando troveranno "le parole diremo la nostra sulle tante ricostruzioni diffuse dai media con leggerezza: Gaia era piena di gioia di vivere, era anche matura e responsabile". Dalle carte dell'indagine emergono, al momento, alcune certezze: Genovese stava correndo troppo, aveva un tasso alcolemico superiore al consentito ma emerge anche che le ragazze hanno attraversato la strada con il semaforo rosso, tenendo "una condotta - scrive il gip - vietata, incautamente spericolata, così concorrendo alla causazione del sinistro mortale".
Nell'ordinanza il gip cita una serie di testimoni che concordano sul fatto che la velocità dell'auto guidata da Genovese, a bordo della quale c'erano due passeggeri, "era sostenuta", superiore ai 50 km orari. Nel provvedimento il gip afferma inoltre che nell'incidente ha influito anche "un'illuminazione della strada 'colposamente' insufficiente". "Una velocità prudenziale e una condizione di sobrietà in rapporto alla prossimità di un attraversamento semaforico - afferma il giudice-, all'insistenza di un affollato agglomerato urbano, di locali notturni assai frequentati soprattutto disabato sera, di un asfalto bagnato per causa della pioggia, di una scarsa visibilità per causa di illuminazione 'colposamente' insufficiente, avrebbe, con ogni probabilità, permesso all'indagato di meglio controllare il veicolo mettendo in atto manovre di emergenza per arrestarlo davanti a ostacoli prevedibili".
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