Nell'anno del Covid sono aumenti del 20% gli attacchi cibernetici contro assetti rilevanti per la sicurezza nazionale. In particolare "è emerso come attori statuali abbiano tentato di sfruttare le debolezze connesse all'ondata pandemica per porre in atto attacchi sofisticati miranti ad esfiltrare informazioni sensibili su terapie e stato della ricerca". Lo evidenzia la Relazione annuale dell'Intelligence pubblicata oggi.
La pandemia da Covid ha fatto registrare "un'impennata di campagne disinformative e fake news" e si sono dilatati i "margini di intervento per attori ostili propensi all'uso combinato di più strumenti a fini manipolatori e d'influenza". Lo evidenzia la Relazione annuale dell'Intelligence pubblicata oggi. Gli 007 segnalano il "ricorso all'utilizzo combinato, da parte dei principali attori ostili di matrice statuale, di campagne disinformative e attacchi cibernetici, volti a sfruttare l'onda emotiva provocata dalla crisi sanitaria, nel tentativo di trasformare la pandemia in un vantaggio strategico di lungo termine"
La congiuntura economica determinata dall'emergenza Covid ha "reso più concreto il pericolo che attori esteri, favoriti anche dall'accesso a forme di finanziamento confinalità extraeconomiche, si ponessero quali acquirenti di asset pregiati in Italia, con prospettive di spostamento dei centri decisionali e produttivi al di fuori dei nostri confini e/o di perdita di know how, a detrimento della competitività del tessuto economico nazionale".
Gli arrivi di migranti attraverso la frontiera terrestre, così come gli sbarchi fantasma dal Nordafrica o dalle sponde turco-elleniche, "restano, sul piano della sicurezza, le modalità d'ingresso più critiche, rispetto alle quali i rischi sanitari connessi alla possibile dispersione sul territorio nazionale di soggetti positivi al virus sono andati ad aggiungersi al pericolo di infiltrazioni terroristiche". Lo evidenzia la Relazione annuale dell'Intelligence pubblicata oggi. "Su quest'ultimo versante - si lege nel documento - le risultanze della serrata attività d'intelligence, condotta in raccordo con le Forze di polizia e in collaborazione con i Servizi collegati esteri, fanno ancora escludere un ricorso sistematico ai canali dell'immigrazione clandestina per la movimentazione di jihadisti, ribadendo peraltro la sussistenza di rischi connessi all'eventualità che nei centri di confluenza/accoglienza dei migranti possano maturare processi di radicalizzazione islamista". Inoltre, aggiungono i servizi, "mirata attenzione informativa è stata riservata al settore del falso documentale, che vede spesso l'interazione tra circuiti criminali e terroristici".
"In Italia ha continuato a registrarsi una certa adesione al jihadismo attraverso il web, dove vengono diffusi articoli, infografiche, video di propaganda in lingua italiana, condiviso materiale teso a veicolare istanze anti-occidentali e diramate immagini minatorie di monumenti simbolo del nostro Paese e del Cristianesimo". Lo rileva la Relazione annuale dell'Intelligence pubblicata oggi. "All'attenzione, in questo contesto - osservano in servizi - il rischio legato all'effetto istigatorio che tale messaggistica potrebbe esercitare su soggetti particolarmente influenzabili, siano essi residenti (homegrown/di recente immigrazione) o in transito, orientandoli verso estemporanei gesti dimostrativi/provocatori, anche con esiti violenti, se non motivandoli a veri e propri atti premeditati e organizzati di jihad individuale". "Anche nel corso del 2020 - informa la Relazione - sebbene non sia stata rilevata una produzione originale di propaganda jihadista in italiano, materiale tradotto o sottotitolato nella nostra lingua a uso di utenti italofoni è stato condiviso online, utilizzando soprattutto social network e piattaforme di messaggistica protette da crittografia end-to-end". "Contesto sensibile - proseguono gli 007 - resta quello carcerario, come testimoniato dalle espulsioni a ne pena di estremisti o altri soggetti ristretti per reati comuni che, durante la detenzione, hanno confermato o manifestato per la prima volta la propria adesione all'ideologia jihadista, rendendosi responsabili di manifestazioni apologetiche, atteggiamenti rivoltosi e reazioni violente contro il personale penitenziario e correligionari ritenuti non 'in linea'. In prospettiva, le principali incognite riguardano coloro che, pur avendo scontato la propria pena, conservano un forte risentimento e propositi ritorsivi nei confronti dell'Italia e quanti, una volta tornati in libertà, tendono a recuperare contatti con ambienti criminali/radicali".
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