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Jacopo e quella chitarra contro il silenzio

Jacopo e quella chitarra contro il silenzio

Le sue note a piazza Navona: "Il mio fu un messaggio di speranza"

05 marzo 2021, 19:36

Redazione ANSA

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Jacopo Mastrangelo sulla terrazza di casa a piazza Navona (foto dal profilo Facebook Jacopo Mastrangelo) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Jacopo Mastrangelo sulla terrazza di casa a piazza Navona (foto dal profilo Facebook Jacopo Mastrangelo) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Jacopo Mastrangelo sulla terrazza di casa a piazza Navona (foto dal profilo Facebook Jacopo Mastrangelo) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tutto è cominciato un giorno di aprile dello scorso anno, con il sole che tramontava alle sue spalle ed una piazza Navona completamente deserta. Prima il suono delle campane poi quello dell'Inno d'Italia, intonato con la sua chitarra elettrica dal balcone di casa. Lui si chiama Jacopo Mastrangelo, un giovanissimo musicista che ha regalato a Roma, e all'Italia intera, alcuni dei momenti più emozionanti dell'intero lockdown. Le sue esibizioni in stile Jimi Hendrix dal terrazzino nel cuore di Roma hanno fatto il giro prima dei social poi della stampa italiana. Il suo canale Youtube ha centinaia di migliaia di visualizzazioni e sulle piattaforme online c'è anche la possibilità di ascoltare alcune sue registrazioni.

Jacopo, che ad aprile festeggerà i suoi 20 anni, è un chitarrista autodidatta. A guidarlo nel mondo della musica è stato il papà Fabio, commercialista con la passione per le sette note. "In quel momento - racconta - c'era la tendenza ad uscire sui balconi e così ho deciso di prendere la mia chitarra e fare qualcosa da 'rockettaro', ispirato dall'Inno americano suonato da Jimi Hendrix". Quella è stata la prima di una lunga serie di esibizioni che hanno commosso i pochi passanti e le migliaia di persone a casa. "Insieme con papà, che era dietro al telefonino - spiega - abbiamo poi deciso di continuare, di fare una cosa un po' più seria, con una base di brani italiani. Voleva essere un messaggio di speranza per far capire che insieme siamo più forti".

All'epoca Jacopo, come tanti altri ragazzi della sua età, stava preparando gli esami di maturità da casa e mai avrebbe pensato che quello show potesse essere così seguito. "Sinceramente non me l'aspettavo ma lo speravo - ammette -. Volevo semplicemente aiutare. L'avevo fatto pensando che la cosa rimanesse nel quartiere" che - per inciso - è il cuore della capitale d'Italia. Da lì è partito il "successo", con gli inviti in radio, televisioni, interviste e ospitate. "Era impegnativo, soprattutto dal punto di vista musicale - continua -. Dovevo studiare sempre un pezzo nuovo, e papà, da musicista, è parecchio pignolo. In più dovevo studiare per la maturità". In estate Jacopo ha raggiunto il diploma ed oggi è una matricola in Economia. "Onestamente in questo momento non ho un'idea chiara sul mio futuro - dice -. Forse prima ce l'avevo, ma ora...Vorrei comunque seguire le orme di mio padre, ma ovviamente la musica resterà per sempre nella mia vita".

In un anno di cose, nella vita di Jacopo, ne sono successe. Due dei suoi brani più significativi - il Canto degli italiani e il tema di Deborah di 'C'era una volta in America' del maestro Ennio Morricone - sono disponibili su Spotify e diversi produttori lo hanno contattato per incidere un album. "Mi ha chiamato anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi - racconta -. Mi ha invitato a suonare in Campidoglio. Poi è arrivata anche una lettera di ringraziamento del presidente della Camera, Roberto Fico". Jacopo ha avuto così l'opportunità di esibirsi sia in Campidoglio sia a Montecitorio. "E' stata un'emozione unica", conclude mentre aspetta che il sole tramonti e le campane tornino a dargli il tempo per il prossimo brano.

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