Sarà ancora "un'estate al mare" quella degli italiani ma "lo stile balneare" dovrà fare inevitabilmente i conti con la pandemia. Ecco allora che pur non tradendo la preferenza per le località marine, si viaggia principalmente in Italia preferendo l'auto come mezzo di trasporto, oltre al relax ci si dedica a passeggiate ed escursioni, non si rinuncia a serate al ristorante o in casa di amici ma ci si tiene alla larga dalle notti in discoteca per paura dei contagi. Almeno secondo l'indagine di Federalberghi sull'estate 2021 secondo cui circa il 54,5% della popolazione, pari a 32,5 milioni di persone, tra maggiorenni (25,8 milioni) e minorenni (6,7 milioni), ha già fatto una vacanza nel mese di giugno o si appresta a farla nei mesi di luglio, agosto e di settembre.
Se è vero che, rispetto all'anno scorso, gli italiani sembrano aver ripreso confidenza con le vacanze estive, rispetto all'estate 2019, quando gli italiani in vacanza furono 34,6 milioni, mancano ancora all'appello 2,1 milioni di persone.
Il 93,3% degli italiani che ha effettuato o effettuerà una vacanza nel corso dell'estate rimarrà in Italia, per un totale di 30,1 milioni di persone. Il mare si conferma la meta preferita, seppur in leggera flessione rispetto allo scorso anno (75 contro il 77%), seguito dalla montagna (9,7%). La sensazione di ripresa non si avverte ancora nelle città d'arte e nelle altre località che costituiscono la meta tradizionale dei turisti stranieri. Basti considerare che nei primi mesi del 2021 a Venezia, Roma e Firenze il tasso di occupazione delle camere è crollato di oltre il 70% rispetto al 2019.
"Che il movimento turistico degli italiani in questa estate 2021 stia riprendendo quota non può che essere una buona notizia - commenta Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi - e questo è un passaggio essenziale che ci dà la misura di quanto sia stata significativa la campagna vaccinale messa in atto dal nostro Governo in modo radicale. Con la percentuale sempre crescente di vaccinati, la paura di nuovi contagi sembra infatti diminuire rispetto allo scorso anno, malgrado il manifestarsi delle nuove varianti".
"Le ultime norme sul green pass - continua Bocca - hanno tuttavia generato qualche incertezza che potrebbe ripercuotersi sull'andamento della stagione in corso. A fronte di queste impreviste restrizioni che prevederebbero il controllo della certificazione verde nei ristoranti interni all'hotel anche per gli alloggiati, si teme che vi possano essere cancellazioni.
Ricordiamo che gli albergatori hanno già posto in essere con la clientela contratti di mezze pensioni che nessuno vorrebbe assolutamente disattendere". Nella valutazione di una possibile ripresa, è importante notare che la durata media della vacanza principale degli italiani si attesta sulle 10 notti rispetto alle 9 del 2020 e conseguentemente la spesa pro capite raggiunge gli 876 euro, contro i 673 euro dello scorso anno. "Gli italiani in sostanza - aggiunge Bocca - stanno tornando a ragionare per sé e per la propria famiglia in termini di vacanze più lunghe. La maggior parte di coloro che si negheranno una vacanza invece, lo farà principalmente per motivi economici. Questo è un dato che non avremmo mai voluto rilevare".
Secondo l'indagine, ciò che verrà prodotto in termini di giro d'affari (includendo le spese di viaggio, vitto, alloggio e divertimenti) toccherà i 22,7 miliardi di euro contro i 14,3 miliardi di euro dello scorso anno (+58,7% circa). Di questi, però, solo il 21,4% è destinato ad essere speso per il pernottamento, quindi in sostanza arriveranno alle imprese ricettive meno di 5 miliardi. "In tempi normali canteremmo vittoria - conclude Bocca - ma sfortunatamente troppe ferite sono ancora aperte nel nostro comparto. Abbiamo pagato più di altri le conseguenze dovute al dramma della pandemia: non possiamo dimenticare che nei primi 6 mesi dell'anno nel settore ricettivo sono già andati persi 6,7 miliardi di euro in termini di fatturato".
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