"Non dobbiamo dividerci, ma fare
parte dello stesso movimento, perché vogliamo lo stesso
obiettivo, che è quello di un mondo giusto socialmente e
climaticamente. E lo dobbiamo fare tutti insieme, chiamando
all'azione e al confronto tutte le parti che si sentono di
condividere questi obiettivi". Non sono più i ragazzi di Greta.
I Fridays for Future sono cresciuti e sono pronti ad alzare
l'asticella, lo si intuisce dalle parole di Marco Modugno, uno
degli otto portavoce italiani dei Fff, dopo la plenaria
conclusiva che si è svolta al campus universitario Einaudi
all'interno del secondo meeting europeo, organizzato a Torino in
questi giorni. Un movimento con più anime e più maturo. Molto
assomigliante al popolo di Seattle, ai No Global d'inizio
secolo. Quelli del manifesto di Porto Allegre. "Il movimento è
giovane, ma neanche troppo - spiega Modugno, - abbiamo avuto del
tempo per maturare, passando attraverso alle crisi, non solo
pandemiche, che le nostre società stanno affrontando per le
quali è difficile coniugare le giuste prospettive comunicative
per parlare di crisi climatica a tutto tondo, per essere
efficaci e soprattutto per rispecchiare la maturità che serve,
verso tutti gli esseri umani che compongono la società".
"Abbiamo parlato di intersezionalità - continua Modugno - che
significa semplicemente essere aperti e non essere
autoreferenziali. Non parlare solo di Fridays For Future quando
lanciamo le nostre manifestazioni. Si tratta di sapere accettare
che il mondo dell'attivismo è molto grande e questo è un punto
di forza gigantesco". Molto grande con tutte le sue differenze
sottolinea "con le visioni diverse anche per quanto riguarda le
azioni da intraprendere".
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