Prima donna oggi a guidare la Cassazione, e prima donna anche nel 2020 ad accedere ai vertici della Suprema Corte nel delicato incarico di "vice" del presidente. Nell'arco di tre anni Margherita Cassano ha collezionato due primati. Merito di un curriculum inattaccabile, fatto di esperienze di altissimo livello da pm e da giiudice. Fiorentina di nascita, ma di origini lucane, la nuova presidente della Cassazione ha 67 anni ed è "figlia d'arte". Suo padre Pietro ha presieduto processi chiave durante gli anni bui del terrorismo, come il giudizio bis sull'omicidio del magistrato romano Vittorio Occorsio. E lei stessa entra giovanissima nell'ordine giudiziario, a soli 25 anni.
Il suo primo incarico è nel 1981 alla procura di Firenze, dove si fa subito notare dal capo dell'ufficio e dai colleghi "per attaccamento al servizio, abilità nella conduzione delle istruttorie,quantità e qualità dei provvedimenti redatti e degli affari trattati", come attesta in occasione della suo primo avanzamento di carriera il Consiglio giudiziario in un parere reso al Csm. L'anno dopo fa già parte del gruppo specializzato nelle indagini sugli stupefacenti - tema al quale dedicherà anche pubblicazioni - e sulla criminalità organizzata. Parallelamente si occupa anche di omicidi, sequestri di persona, infortuni sul lavoro, reati finanziari e contro la Pubblica amministrazione e reati contro la libertà sessuale.
Dal 1991 al 1998 viene assegnata della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, anni in cui lavora fianco a fianco con il procuratore Pier Luigi Vigna. Nel 1998 viene eletta tra i componenti togati del Csm, con Magistratura Indipendente, il gruppo che rappresenta le toghe moderate, e per quattro anni fa parte della Sezione disciplinare. A fine mandato nel 2003 approda in Cassazione: viene assegnata alla Prima sezione penale, che in seguito presiederà, e lì si occupa di omicidi e reati di violenza. Nel 2016 il ritorno a Firenze, stavolta come presidente della Corte d'appello. Ci resta quattro anni, in cui dà un forte impulso all'informatizzazione, al recupero dell'arretrato e alla riduzione dei tempi di definizione dei procedimenti. Nel 2020 diventa presidente aggiunto della Cassazione e in tre anni "scala" la Suprema Corte, senza però mai cambiare il suo modo di essere magistrato, caratterizzato anche da una grande umanità, rispetto per le persone e capacità di ascolto.
Come dimostra la risposta data a chi qualche giorno fa le ha chiesto come si stesse preparando alla presidenza della Cassazione: "continuo a fare il mio dovere come ho cercato sempre di fare con i piedi saldamente ancorati a terra, pensando che abbiamo di fronte dei cittadini a cui fornire risposte".